Siria, in macerie i gioielli dell’Unesco...
Dalla moschea di Aleppo al Crac dei cavalieri, così la guerra cancella millenni di arte di storia.
CARLA RESCHIA
CARLA RESCHIA
Non sono soltanto centinaia di migliaia di esseri umani le vittime della follia siriana. La guerra sta continuando a colpire e distruggere la memoria storica del paese, i monumenti che ne testimoniavano il millenario passato, dall’epoca romana agli splendori medievali, e ne facevano, tra l’altro, una meta turistica di spicco. Invano nei mesi scorsi si era mobilitato l’Unesco, che in Siria ha identificato e riconosciuto ben sei siti Patrimonio dell’umanità, quando già era stato colpito l’antico suk di Aleppo. Appellandosi a tutte le parti in conflitto il direttore generale dell’ente, Irina Bokova, aveva chiesto rispetto per l’eccezionale eredità culturale siriana. Inascoltata, ovviamente.
Oggi dei sei siti teoricamente protetti per la posterità - ovvero l’antica città di Aleppo, gli antichi villaggi della Siria settentrionale, l’antica città di Bosra, l’antica città di Damasco, il Krak dei cavalieri e la cittadella di Saladino, il sito archeologico di Palmyra – almeno cinque sono irrimediabilmente perduti, in tutto o in parte ridotti a cumuli di macerie.
Ad Aleppo la grande e sontuosa moschea dgli Omayyadi, un capolavoro del XIII secolo che secondo la tradizione musulmana custodisce la tomba del profetta Zaccaria, è stata per mesi terreno di scontri tra ribelli e governativi. Ora ha l’aspetto di un campo di battaglia: crollato il minareto millenario, crivellati dai colpi di mitra i colonnati, la corte pavimentata in marmo bianco e nero, le fontane per le abluzioni. Non ha avuto sorte migliore il suk, il grande mercato coperto medievale, il più esteso al mondo. Dove le foto delle guide turistiche mostrano ancora lussuose botteghe di oreficeria e negozi di tappeti pregiati oggi si trovano solo le arcate annerite dall’incendio che l’ha completamente distrutto.
A Bosra rimangono solo poche rovine e il mozzicone di un minareto della Moschea di Omar, nel centro della città, un tempio pagano trasformato in luogo di culto musulmano nel primo periodo islamico, all’inizio dell’ottavo secolo. Usata come ospedale da campo dai ribelli, è stata presa d’assalto, conquistata e riconquistata, fino al suo annientamento. Che le parti avverse si rinfacciano a vicenda.
Non c’è pace, né futuro, per il Crac dei cavalieri, imponente cittadella crociata dei Cavalieri Ospitalieri durante il Regno Latino di Gerusalemme (dal 1100 fino al 1290). Una roccaforte spttacolare, difesa da giri di mura di pietra e dominata dalle massicce torri d’avvistamento, che i ribelli hanno trovato strategica e occupano dall’inizio del conflitto, malgrado i ripetuti bombardamenti delle forze governative, l’ultimo solo il 21 ottobre scorso.
Nemmeno Palmyra, la leggendaria città del deserto, dimora della regina Zenobia che si oppose, secondo la tradizione, tanto all’impero romano come a quello persiano, è stata risparmiata. I carri armati e le batterie di missili hanno ripetutamente straziato tutti gli edifici monumentali che ne facevano una meta d’obbligo, il tempio di Baal, i colonnati del Decumano, il teatro e anche i Propilei che avevano retto a più di un terremoto. ...(La Stampa.it)
Commenti