Due volte dimenticati: i palestinesi siriani rifugiati in Libano...

I rifugiati palestinesi scappati dalla Siria in Libano sono state vittime di discriminazione e si sono trovati in difficoltà sin dall'inizio della crisi. Nonostante gli faccia pagare una tassa di ingresso - a differenza dei profughi di nazionalità siriana - il governo libanese li ha lasciati entrare, almeno fino ad ora. Nelle ultime settimane ci sono state però diverse segnalazioni di palestinesi respinti alla frontiera, e quelli che sono stati ammessi in Libano si sono ritrovati in una situazione in costante peggioramento. Mano a mano che il numero di palestinesi siriani aumenta, si intensifica la concorrenza per i pochi lavori disponibili per i palestinesi in Libano, riducendo le paghe già molto misere, facendo lievitare i costi degli affitti e aggravando le tensioni nei campi di rifugiati.

"Soltanto il 7% dei palestinesi siriani rifugiati in Libano ha una fonte di reddito regolare. Inoltre molti di loro vivono con famiglie locali le cui prospettive di impiego sono altrettanto scarse perché la legge libanese vieta ai palestinesi di lavorare negli enti pubblici e in molti settori professionali," spiega Yasser Daoud, il direttore generale dell'Ong Naba'a, che organizza attività per bambini in otto campi di rifugiati palestinesi, tra cui Ein el Helweh, a Sidone.

Il numero di rifugiati siriani in Libano secondo le autorità libanesi è ora al di là di un milione. Circa 65.000 di loro sono palestinesi residenti in Siria, che spesso riescono a trovare un alloggio soltanto in uno dei dodici campi di rifugiati che hanno ospitato i palestinesi in Libano sin dal loro arrivo dopo la guerra arabo-israeliana del 1948.
La Siria ospitava circa 486.000 rifugiati palestinesi prima della guerra. Hanno cominciato a fuggire in gran numero a partire dal luglio del 2012, quando sono iniziati per la prima volta i combattimenti nelle periferie di Damasco in cui si trovano diversi campi.
Il numero di profughi in arrivo ha creato una situazione insostenibile, secondo Daoud. Il 17 luglio 2013 Fathi Abu el Ardat, il rappresentante dell'OLP* in Libano, ha lanciato un allarme sul fatto che l'arrivo di nuovi rifugiati nei campi palestinesi potrebbe portare a degli scontri o allo sfruttamento dei rifugiati più vulnerabili da parte di milizie confessionali in cerca di nuove reclute.
Fino alla fine di luglio, i palestinesi siriani dovevano pagare un visto all'arrivo in Libano, ma in generale gli veniva dato il permesso di entrare nel paese. Ciò distingueva il Paese dei cedri dalla vicina Giordania, in cui l'accesso per i palestinesi è stato rigidamente limitato sin dall'inizio della crisi siriana. Ma in agosto, molti testimoni oculari hanno riferito di aver visto delle famiglie palestinesi respinte alla frontiera libanese. L'ingresso in Libano sta diventando sempre più difficile, e chi riesce a passare deve sopportare le stesse discriminazioni di cui sono vittime i loro predecessori arrivati nel 1948.
I palestinesi in Libano non hanno il diritto di possedere dei beni o di esercitare tutta una serie di professioni liberali. Per questo motivo gli abitanti dei campi, sia residenti in Libano sia provenienti dalla Siria, si ritrovano costretti a competere per dei lavori di scarso valore nell'economia informale. I palestinesi poveri dalla Siria contribuiscono così a ridurre le paghe dei loro connazionali in Libano, che erano già molto basse prima della crisi.
Ma per certi versi i palestinesi siriani hanno accesso a un maggior numero di servizi rispetto ai rifugiati di nazionalità siriana. Catherine Richards, responsabile di progetto per l'UNRWA**, spiega: "I bambini palestinesi possono frequentare le scuole dell'UNRWA, seguendo il programma siriano in lingua araba. Nelle scuole libanesi le lezioni sono spesso in francese e in inglese, e questo impedisce a molti bambini siriani di essere ammessi a scuola nella classe corretta secondo la loro età."
Inoltre le donazioni in denaro e gli altri servizi dell'UNRWA tendono ad essere più elevati e comprensivi di quelli forniti dall'UNHCR, l'agenzia dell'Onu responsabile per i rifugiati siriani. Dall'inizio del conflitto, UNRWA ha realizzato quattro donazioni ai palestinesi siriani in Libano, per un totale di qualche centinaio di dollari per famiglia.
Queste donazioni non riguardano i palestinesi che risiedono stabilmente in Libano da decenni. Secondo Daoud, la distribuzione di questi aiuti contribuisce a creare divisioni tra vicini:
"I palestinesi residenti in Libano hanno accolto i nuovi rifugiati dalla Siria. Ora pensano: "Noi non otteniamo nulla mentre l'altra famiglia riceve degli aiuti dalla comunità internazionale." Certe persone non si lamentano, ma altri chiedono: "E noi?"

Claire Duffett

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