Assemblea Onu, i temi cruciali...

Il negoziato sul nucleare. La pace in Siria. E in Palestina. Ma anche il discorso del ricercato dall'Aja Bashir....
di Barbara Ciolli

Gli ispettori dell'Onu sono volati in Siria per concludere le indagini sulle armi chimiche. Ma è al Palazzo di Vetro di New York che i leader del mondo, riuniti nell'Assemblea generale delle Nazioni Unite decidono le mosse geopolitiche future. Non tanto nei discorsi ufficiali che si rincorrono, quanto negli incontri a latere dove si stringono alleanze e canali di dialogo.
BILATERALI E INCONTRI A MARGINE. I lavori sono in agenda dal 24 settembre al 1 ottobre, ma il grosso degli interventi è in programma fino a giovedì 26 settembre. L'attenzione è puntata sulle delegazioni di Teheran e Damasco, per le quali il consesso di Palazzo di Vetro è una prova generale della Conferenza di Ginevra II sulla risoluzione del conflitto siriano, da organizzare in autunno.
A margine, ci sono poi i vertici bilaterali e i colloqui di corridoio tra le diplomazie russa, francese e americana per raggiungere l'intesa finora mancata in Consiglio di Sicurezza (composto da Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia e Stati Uniti), sulla risoluzione vincolante per il disarmo siriano: una quadra che il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon spera di trovare «in settimana».
Ecco le cinque cose da sapere per orientarsi nel dedalo delle dichiarazioni e dei discorsi di rito.

1 - Nucleare in Iran: i negoziati del  5 + 1 sull'atomo

I discorsi all'Assemblea del presidente americano Barack Obama e del suo omologo iraniano Hassan Rohani contano non solo come segnale del disgelo, ma soprattutto come nuova spinta per i lavori del gruppo 5 + 1 (le cinque potenze del Consiglio di Sicurezza più la Germania) con il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif.
I due fronti trattrano sul dossier nucleare di Teheran, per trovare una mediazione che consenta al Paese mediorientale di sviluppare una propria forma di energia legata all'atomo, con la sicurezza però che le tecniche non servano per creare armi di distruzione di massa.
IL DISGELO CON L'OCCIDENTE. L'incontro è in calendario giovedì 25 settembre nel quartier generale dell'Onu, e anticipa quello che Zarif ha in agenda a ottobre con la coordinatrice del gruppo 5+1, l'Alto rappresentante per gli Affari esteri dell'Unione europea (Ue) Catherine Ashton.
Il tentativo dell'Iran di riavvicinarsi all'Occidente è mirato a sbloccare la trattativa, mettendo fine anche all'embargo sul petrolio di Teheran che ha ridotto sul lastrico l'economia del Paese.

2 - Siria: una risoluzione sull'ipotesi dell'uso della forza

Nessun bilaterale è invece in programma tra il capo della diplomazia iraniana (ex ambasciatore a Palazzo di Vetro) Zarif e il segretario di Stato americano John Kerry.
Il 24 settembre, il braccio destro di Obama ha però discusso a quattr'occhi con il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov, per cercare di sbrogliare l'impasse sulla risoluzione per il disarmo chimico in Siria, da approvare in Consiglio di Sicurezza.
BRACCIO DI FERRO FRANCIA-RUSSIA.È cruciale arrivare alla riunione tra i cinque Paesi con potere di veto con una convergenza tra Parigi e Mosca sulla bozza di risoluzione che superi lo scoglio del capitolo 7. E cioè quello che prevede l'uso della forza come extrema ratio, chiesto dai francesi, ma osteggiato dai russi.
Mosca ha aperto a una «menzione» del capitolo 7, ma senza il ricorso automatico all'uso di sanzioni contro Assad. La Francia ha chiesto l'adozione di un «testo forte» che comprenda le «misure previste se il regime siriano non rispetta gli impegni».

3 - Due delegazioni per Damasco: quella di Assad e quella dei ribelli del Cns

L'Assemblea delle Nazioni Unite è la prima arena istituzionale che ospita, nello stesso contesto, le due rappresentanti diplomatiche dei fronti opposti siriani. Da una parte, infatti, c'è la delegazione di Damasco, con il ministro degli Affari esteri Walid Muallem e il suo il vice Faisal Meqdad, che dopo aver trattato con la Russia (e indirettamente con gli Usa) la consegna del suo arsenale chimico alla comunità internazionale è intenzionata a partecipare alla Conferenza di Ginevra II in Svizzera, organizzata da Stati Uniti e Russia sotto l'egida dell'Onu.
Dall'altra parte della barricata ci sono i delegati della Coalizione nazionale siriana (Cns), principale gruppo di coordinamento dell'opposizione ad Assad, della quale fanno parte il presidente Ahmad Jarba e due dirigenti della piattaforma Michel Kilo e Burhan Ghaliun.
IL CNS APRE A GINEVRA. Finora i ribelli della Cns hanno espresso riserve sulla Conferenza di pace di Ginevra, chiedendo armi e l'intervento militare agli Usa: ma dopo il pressing americano, Jarba si è detto disponibile a presenziare, se le trattative daranno il via a un governo di transizione con pieni poteri.
La Russia ha spinto invece affinché ai negoziati partecipino anche gruppi d'opposizione rimasti fuori dal Cns e una delegazione turca.
Il discorso della delegazione siriana di Assad a Palazzo di Vetro è atteso il 30 settembre.

4 - L'incontro tra Obama e Abbas: la ripresa dei negoziati israelo-palestinesi

Ripresi dopo tre anni di stallo per volontà del segretario di Stato americano Kerry, i negoziati tra l'Autorità nazionale palestinese (Anp) - nel 2012 promossa al rango di Stato osservatore permanente dell'Onu - di Mahmoud Abbas e Israele restano un argomento centrale della riunione plenaria alle Nazioni Unite.
NEL DISCORSO DI OBAMA. Nel suo discorso introduttivo alla riunione, il presidente Obama ha indicato che i tempi «potrebbero essere maturi perché la comunità internazionale sostenga tutta assieme un percorso di pace tra i due popoli. Israeliani e palestinesi hanno dimostrato la volontà di correre significativi rischi politici».
A margine dell'Assemblea Obama ha incontrato il leader palestinese Abbas, manifestandogli «gratitudine per gli sforzi contro la violenza».
Il programma della 68esima sessione include anche discussioni sulla sovranità del popolo palestinese nei Territori occupati.

5 - I leader impresentabili: l'intervento del presidente del Sudan, ricercato dall'Aja

Nell'Assemblea generale dell'Onu ognuno dei 193 Paesi membri ha diritto a un voto. E tutti i capi di Stato e di governo - anche i più imbarazzanti - sono decisi a far valere il loro peso, vero o immaginario, a Palazzo di Vetro.
Talvolta con conseguenze imbarazzanti.
IL RICERCATO BASHIR. Il 26 settembre è fissato, per esempio, l'intervento del presidente sudanese Omar al Bashir, accusato di crimini contro l'umanità dalla Corte penale internazionale dell'Aja per aver provocato 300 mila morti in Darfur e destinatario, nel 2009, di un mandato d'arresto mai eseguito.
ASSENTE DALLA DELEGAZIONE. Al Bashir ha chiesto il visto agli Stati per partecipare al consesso e anche se gli Usa si sono opposti alla prima presenza in Assemblea generale di un capo di Stato accusato di genocidio, per legge sono obbligati a concedergli l'ingresso nel Paese. Dopodiché il ricercato rischia di essere fermato.
Arrivata all'Onu il 24 settembre, la delegazione del Sudan spiccava tuttavia per l'assenza di al Bashir: forse il presidente ha rinunciato per timore di essere arrestato. O forse cerca di non farsi vedere fino al momento cruciale.
Mercoledì, 25 Settembre 2013
(Lettera 43)


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