Siria: Aleppo prima e dopo,satelliti mostrano devastazione Denuncia Amnesty con foto dallo spazio. Metà abitanti fuggiti...
(ANSAmed) - BEIRUT, 7 AGO - Aleppo, quella che era la citta' piu' popolosa della Siria e cuore delle attivita' commerciali del Paese, inserita dall'Unesco nella lista dei siti patrimonio dell'Umanita' per i suoi monumenti, e' ormai "completamente devastata", con meta' della sua popolazione fuggita dopo un anno di combattimenti e di bombardamenti governativi. E' la denuncia fatta oggi da Amnesty International sulla base di uno studio realizzato con immagini satellitari e la raccolta di testimonianze sul posto.
"Un enorme numero di abitanti fuggono a causa dei bombardamenti e molti restano intrappolati in citta' sotto il fuoco e in stato d'assedio in condizioni umanitarie disperate", afferma Donatella Rovera, consigliere internazionale di Amnesty per le crisi. "Il rischio che avevamo denunciato un anno fa sulle devastanti conseguenze di trasformare la piu' popolosa citta' della Siria in un campo di battaglia e' diventato realta''', ha aggiunto la Rovera, che si e' recata nel nord del Paese oltre dieci volte a partire dall'aprile 2012.
La ricerca e' stata realizzata da Amnesty International in collaborazione con l'American Association for the Advancement o Science (Aaas). Lo studio delle immagini attuali rispetto a quelle scattate nell'agosto del 2012, quando i combattimenti erano cominciati da poco, mostra distruzioni di infrastrutture e di centinaia di case, cosi' come del minareto della Grande Moschea e ingenti danni all'antico Suq del centro.
In tutta la citta' c'è stata inoltre una proliferazione di posti di blocco delle fazioni contendenti, che hanno raggiunto ormai il migliaio. Intere aree sono state rase al suolo, come mostrano per esempio le immagini relative a tre bombardamenti governativi con missili balistici tra il 18 e il 22 febbraio di quest'anno, che hanno provocato la morte di 160 residenti e ne hanno ferito altre centinaia. Un ragazzo di 15 anni, Hussein al Saghir, ha detto ad Amnesty di aver perso 16 parenti nel bombardamento, il 18 febbraio, del distretto di Jabal Badro. La madre, gravemente ferita, e' ora ricoverata in Turchia. "Mio zio, Mohammad Ali - ha aggiunto - ha perso 27 parenti ed e' diventato pazzo. Non si rende piu' conto di nulla". "Adesso siamo tutti morti, anche quelli di noi che sono sopravvissuti sono morti dentro, siamo stati tutti sepolti sotto queste macerie", ha detto Sara al Wawi, una donna che ha perso 20 familiari in un bombardamento il 18 marzo sull'area di Al Marje....
"Un enorme numero di abitanti fuggono a causa dei bombardamenti e molti restano intrappolati in citta' sotto il fuoco e in stato d'assedio in condizioni umanitarie disperate", afferma Donatella Rovera, consigliere internazionale di Amnesty per le crisi. "Il rischio che avevamo denunciato un anno fa sulle devastanti conseguenze di trasformare la piu' popolosa citta' della Siria in un campo di battaglia e' diventato realta''', ha aggiunto la Rovera, che si e' recata nel nord del Paese oltre dieci volte a partire dall'aprile 2012.
La ricerca e' stata realizzata da Amnesty International in collaborazione con l'American Association for the Advancement o Science (Aaas). Lo studio delle immagini attuali rispetto a quelle scattate nell'agosto del 2012, quando i combattimenti erano cominciati da poco, mostra distruzioni di infrastrutture e di centinaia di case, cosi' come del minareto della Grande Moschea e ingenti danni all'antico Suq del centro.
In tutta la citta' c'è stata inoltre una proliferazione di posti di blocco delle fazioni contendenti, che hanno raggiunto ormai il migliaio. Intere aree sono state rase al suolo, come mostrano per esempio le immagini relative a tre bombardamenti governativi con missili balistici tra il 18 e il 22 febbraio di quest'anno, che hanno provocato la morte di 160 residenti e ne hanno ferito altre centinaia. Un ragazzo di 15 anni, Hussein al Saghir, ha detto ad Amnesty di aver perso 16 parenti nel bombardamento, il 18 febbraio, del distretto di Jabal Badro. La madre, gravemente ferita, e' ora ricoverata in Turchia. "Mio zio, Mohammad Ali - ha aggiunto - ha perso 27 parenti ed e' diventato pazzo. Non si rende piu' conto di nulla". "Adesso siamo tutti morti, anche quelli di noi che sono sopravvissuti sono morti dentro, siamo stati tutti sepolti sotto queste macerie", ha detto Sara al Wawi, una donna che ha perso 20 familiari in un bombardamento il 18 marzo sull'area di Al Marje....
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