Morire da sfollati in una scuola di Homs – (video)
località di Al Dablan, Homs
Cosa può accadere ad una famiglia che non ha più una casa, perché una bomba l’ha distrutta, che non ha potuto trovare accoglienza da parenti o amici, perché anche le loro case sono state distrutte e che ha trovato rifugio in una scuola?
La risposta è drammatica: se si trova in Siria, se si trova a Homs, può morire anche lì.
Non importa se si tratta di civili inermi, non importa se ci sono bambini, anziani, donne, persone disarmate e indifese.
Quando il missile parte, porta sempre a termine la sua missione: uccidere, distruggere, sempre e comunque.
Così è accaduto nuovamente che sette persone, tra cui anche dei bambini, abbiano trovato la morte in quello che doveva essere il loro rifugio. Una scuola. Forse la stessa scuola dove quei bambini studiavano e sognavano il loro futuro, dove i corridoi si riempivano dei loro schiamazzi, della loro vitalità, dei loro disegni.
I feriti sono decine. Quando diciamo feriti dobbiamo pensare anche alle persone rimaste mutilate, in una città sotto assedio che vive una drammatica emergenza umanitaria…
Sui banchi di quella scuola le donne preparavano il pace; la aule erano diventate camere, piene di coperte, vestiti… del minimo indispensabile per vivere.
Siamo di fronte ad una persecuzione infinita: sui civili siriani è stata emessa una condanna a morte collettiva. L’esecuzione non si interrompe.
Chissà se tra i banchi di quella scuola i bambini avevano già sentito parlare di diritti umani…
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