Guerra Siria: Najaf contro Qom, sciiti contro sciiti...

di Giorgia Grifoni

Mentre Tehran e alcuni ayatollah di Qom appoggiano apertamente Bashar Assad, le autorità religiose di Najaf (Iraq) guidate da Ali Sistani sostengono la neutralita'...
Roma, 24 luglio 2013, Nena News - La guerra civile siriana, giunta al suo terzo e più cruento anno, ora divide anche lo sciismo "dei piani alti" - quello iracheno e quello iraniano - sulla spinosa questione dell'intervento al fianco di Bashar Assad. Se, come raccontato da un recente reportage della Reuters, legioni di combattenti sciiti iracheni si imbarcano ogni settimana per Damasco per "difendere il santuario di Zeinab" sponsorizzati e finanziati dall'Iran, lo farebbero contro la volontà dei leader religiosi della loro più importante città santa:Najaf

A rivelare le divisioni interne del clero sciita sul ruolo dei suoi fedeli nel calderone siriano è un articolo del quotidiano panarabo Asharq al-Awsat (di proprieta' saudita e apertamente schierato contro l'Iran): mentre il governo iraniano e alcuni ayatollah di Qom sarebbero entusiasti di sostenere Bashar Assad, le autorità religiose di Najaf - una delle città sacre dell'islam sciita, centro del suo potere politico in Iraq - guidate dall'ayatollah Ali Sistani, si sono invece opposte ai gruppi di volontari in partenza per una guerra che vedono più politica che settaria.

Una posizione, quella del clero iracheno, che però non impedisce ad alcuni partiti e milizie sciite del paese - leali alla guida suprema iraniana Khamenei - di inviare comunque uomini in Siria contro la volontà delle proprie autorità religiose. A confermarlo sono gli stessi combattenti in partenza. "Il mio leader spirituale dice che combattere in Siria è un dovere religioso - spiega Ali, ex membro dell'esercito delMahdi guidato da Moqtada al-Sadr, ora in partenza per Damasco - e non mi importa se gli altri non sono d'accordo. Non hanno il diritto di fermarmi. Io combatto per la difesa della mia religione e per la figlia del mio Imam (il santuario di Sayyida Zeinab alle porte di Damasco, ndr)". 

Una motivazione, quella della protezione dei luoghi santi sciiti in Siria, che nasconderebbe un più ampio progetto iraniano di influenza nel paese. Secondo un ayatollah di Najaf Damasco, agli occhi di Khamenei e dei suoi sostenitori in Iran e in Iraq, è una parte importante di quella "mezzaluna sciita" che corre da Teheran a Beirut, passando per Damasco e Baghdad. E la protezione dei luoghi santi è solo un pretesto per mandare giovani sciiti a combattere.

Parole confermate da un collaboratore di Khamenei: " Abbiamo un grande progetto - spiega il religioso ad Asharq al-Awsat - che è quello di diffondere i principi del "velayat-e faqih" (la "dottrina del giurisperito", ideata da Khomeini per far sì che i giuristi musulmani abbiano un controllo sulle azioni del Parlamento in conformità con l'interpretazione della shari'a e attuata, in Iran, dal Consiglio dei Guardiani, ndr) e i giovani sono il nostro obiettivo. Non vogliamo istituire uno stato islamico in Iraq, ma vogliamo almeno costituire dei corpi rivoluzionari pronti a combattere per la difesa del progetto sciita". 

Dalla caduta del presidente iracheno Saddam Hussein, l'influenza iraniana in Iraq è aumentata e ha cercato un appoggio soprattutto a Najaf. Importanti religiosi iraniani hanno aperto uffici nella città santa irachena, oltre a organizzazioni non governative, istituti culturali e di carità. Tutto pagato dalle autorità iraniane o dall'ambasciata iraniana a Baghdad. La guerra siriana ha acuito i disaccordi all'interno del clero sciita, disaccordi "naturali", secondo Haydar al-Gharabi, uno degli insegnanti dal seminario di Najaf, perché "non si tratta di disaccordi tra le autorità dei due paesi, come illustrano sempre i media, ma disaccordi interni sia al clero di Najaf che a quello di Qom". Secondo Al-Gharabi, ad esempio, alcuni religiosi di Qom sarebbero d'accordo con quelli di Najaf sul non intervento e viceversa. 

La realtà sul campo è ben più complicata. Mentre l'Iran sostiene apertamente Assad, l'Iraq ha più volte annunciato la propria (apparente) neutralità nel conflitto. Ma il flusso di combattenti iracheni - sciiti ma anche jihadisti sunniti - verso la Siria compromette giorno dopo giorno la posizione ufficiale di Baghdad. E non solo in seno alle proprie autorità religiose. 
(Nena News)

Commenti

AIUTIAMO I BAMBINI DELLA SCUOLA DI AL HIKMA

Post più popolari

facebook