Siria, l’Onu: almeno 93mila morti dall’inizio del conflitto...
Uccisi 6.561 minori, di cui almeno 1.729 bambini sotto i dieci anni
In Siria è in corso una guerra di dimensioni spaventose: a certificarlo, se mai ce ne fosse stato bisogno, un ultimo rapporto dell’Alto Commissariato Onu per i Diritti Umani da cui emerge che in due anni di conflitto i morti sono stati 93mila, tra cui 6.500 bambini.
Si tratta, peraltro, di una stima minima e il vero numero delle vittime potrebbe essere molto più alto. Lo studio dell’Onu si basa sui dati forniti da otto fonti distinte. Dopo il minuzioso accertamento delle identità si sono potuti accertare 92.910 casi documentati di persone decedute a causa del conflitto tra il marzo del 2011 e l’aprile del 2013. Il numero di morti segnalate era altissimo, 263.000, ma sono state conteggiate solo le persone di cui si aveva un nome certo con la data e il luogo del decesso. Dallo studio emerge anche che che il numero delle vittime cresce in modo esponenziale: nell’estate del 2011 la media mensile era di un migliaio di decessi e ultimamente è arrivata a 5.000. Ma non è solo questo l’allarme lanciato dall’Onu: un’eventuale offensiva del regime per la riconquista di Aleppo, ha messo in guardia l’Alto Commissario, Navi Pillay, potrebbe portare a un nuovo bagno di sangue tipo Qusayr, facendo deragliare gli sforzi per la pace. «Tutte le notizie che riceviamo parlano di un aumento di risorse e forze da parte del governo», ha aggiunto, «ma questo non è uno scenario, un palcoscenico adeguato per la pace».
Mentre sul terreno infuriano i combattimenti (i ribelli hanno appena preso il controllo di una posizione strategica a metà strada tra Damasco ed Aleppo), il regime siriano si è impegnato a rispettare la sovranità territoriale del Libano. L’impegno è arrivato dopo che mercoledì i suoi elicotteri avevano lanciato due missili contro il villaggio di Arsal, nell’est del Paese dei cedri.
L’Occidente intanto valuta la possibilità di aumentare la sua assistenza all’opposizione. Nelle ultime settimane la situazione sul terreno è cambiata drammaticamente perché il presidente Bashar al-Assad, sostenuto dei miliziani sciiti di Hezbollah, ha guadagnato terreno. Sabato, nel nord della Turchia, diplomatici europei e americani incontreranno Salim Idriss, comandante dell’Esercito Libero Siriano (Els), per discutere di nuove forniture. «Idriss -ha spiegato una fonte - ha bisogno di soldi, munizioni e armi per cementare la sua leadership e conquistare credibilità tra i combattenti». ...
La Stampa.it)
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