Siria: Darwish, guerra non induca a rinunciare a diritti Giornalista in carcere riceve premio Kreisky e lancia appello...

(ANSAmed) - BEIRUT, 19 GIU - La guerra in corso in Siria e il montare dell'influenza di gruppi fondamentalisti non deve spingere i siriani a rinunciare al diritto di cambiare la loro realta' e seguire le legittime ambizioni di liberta', dignita' e cittadinanza: lo afferma Mazen Darwish, noto giornalista siriano, da piu' di un anno detenuto nelle carceri del regime del presidente Bashar al Assad per la sua attivita' di presidente del Centro per i media e la liberta' di espressione (Scm).

In una inedita lettera aperta, diffusa dal Scm in occasione della cerimonia di consegna del premio austriaco Bruno Kreisky, vinto, tra gli, altri proprio dal giornalista siriano, Darwish afferma: ''Signori, forse il modo in cui si sono messe le cose in Siria oggi e' peggiore dei nostri peggiori incubi, ma possiamo forse rinunciare al diritto di cambiare la nostra realta'? Alle nostre ambizioni legittime di liberta', dignita' e cittadinanza?''.

Darwish, che nel 2012 era stato nominato ''giornalista dell'anno'' da Reporter senza frontiere, aveva fondato il Scm nel 2004, sette anni prima dello scoppio delle prime manifestazioni di protesta anti-regime in Siria, nel marzo del 2011 (quando il Scm e' stato definitivamente bandito e chiuso).

Gia' nel 2007 le autorita' siriane gli avevano ritirato il passaporto e impedito di lasciare il Paese, mentre nel corso di sei anni, dal 2005 al 2011, era finito per tre volte nelle carceri del regime.

Fino al febbraio 2012, quando e' stato di nuovo arrestato assieme a una decina di suoi colleghi in una retata a Damasco dei servizi di sicurezza fedeli alla famiglia Assad (al potere da quasi mezzo secolo), Darwish e la sua squadra monitoravano costantemente le violazioni compiute in Siria contro i giornalisti.

Nella sua lettera, in cui analizza le cause che hanno condotto il suo Paese nel baratro attuale, il giornalista e attivista siriano individua nel binomio ''tirannia e corruzione'' l'origine della miscela di ''estremismo, violenza e terrorismo''. E ricorda che il contesto della diffusa e generalizzata violenza quotidiana siriana non e' solo il frutto dell'insurrezione e della contro-insurrezione in corso da due anni, ma e' l'effetto di decenni di repressione sociale e politica esercitata sulla pelle di gran parte dei siriani.

Darwish e' da 16 mesi in attesa di processo e detenuto con altri quattro colleghi nel braccio 'politico' della prigione di Adra, vicino Damasco. Deve rispondere dell'accusa di ''istigazione a commettere atti terroristici'' e rischia una condanna fino a 15 anni di carcere con lavori forzati.

La legge detta ''anti-terrorismo'', promulgata dal presidente Assad nel 2011 nell'ambito delle cosiddette ''riforme politiche'', ha sostituito di fatto le leggi speciali introdotte nel 1962, pochi mesi prima l'avvento del partito Baath. I tribunali militari hanno mantenuto la loro legittimita' nel giudicare civili dissidenti, ma sono stati chiamati ''tribunali anti-terrorismo''.

Tra le motivazioni per le quali la giuria della Fondazione Kreisky di Vienna ha assegnato lo scorso 10 giugno il premio a Darwish (assieme all'attivista etiope Bogaletch Gebre e all'austriaca Cecily Corti) c'e' l'aver ''condotto una campagna per la riforma della legge sulla stampa'' e l'aver ''fatto in modo che la comunita' internazionale venisse a conoscenza della scomparsa di blogger e giornalisti'' siriani.

In un altro passaggio della sua lettera aperta, Darwish si chiede retoricamente: ''Possiamo rinunciare al nostro dovere di ridurre la diseguaglianza e di portare piu' giustizia nella nostra societa', perche' questi slogan sono stati utilizzati in modo ideologico e strumentale da parte di regime tirannici e autoritari e di movimenti violenti ed estremisti?''....

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