Siria...giornalisti target del conflitto...

In un rapporto uscito oggi, Amnesty International accusa governo e ribelli di uccisioni, rapimenti e abusi continui sulla stampa. Almeno 36 i giornalisti uccisi dal 2011...

di Amnesty International

Roma, 3 maggio 2013, Nena News - Sono troppi i giornalisti impegnati a raccontare gli abusi in Siria che sono stati uccisi, arbitrariamente arrestati, detenuti, rapiti e torturati negli ultimi due anni, si legge in un rapporto di Amnesty International pubblicato oggi, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa.

Gli abusi vengono perpetrati sia dalle autorità siriane che dai gruppi armati di opposizione, trasformando la Siria in uno dei Paesi più pericolosi dove lavorare per i giornalisti.

Il rapporto di Amnesty International, "Shooting the Messenger - Journalists targeted by all sides in Syria", contiene decine di casi di giornalisti e dipendenti dei media attaccati o detenuti a partire dall'inizio delle proteste nel 2011, nel tentativo di impedire loro di raccontare la situazione siriana, compresi gli abusi dei diritti umani (per scaricare il rapporto clicca qui).

Contiene anche dettagli sul ruolo cruciale giocato dai giornalisti cittadini: molti di loro mettono a rischio la loro vita per assicurare che le informazioni su quanto accade nel Paese arrivino all'estero. Come i loro colleghi professionisti, questo gruppo subisce repressioni per impedirgli di svolgere il proprio lavoro.

I giornalisti non sono gli unici civili minacciati in Siria, ma ad oggi almeno 36 di loro sono stati uccisi in attacchi mirati. "Ancora una volta abbiamo documentato come entrambe le parti in questo conflitto violino le leggi di guerra, sebbene la scala degli abusi da parte delle forze governative sia più alta", ha detto Ann Harrison, vice direttore del programma di Amnesty International per Nord Africa e Medio Oriente. "Attacchi deliberati contro civili, compresi giornalisti, rientrano nei crimini di guerra per i quali i responsabili devono essere giudicati". 

Giornali, radio e stazioni televisive indipendenti non hanno potuto liberamente lavorare in Siria per decenni. Lo stato di emergenza, in forza dal 1963 all'aprile 2011, è oggi terminato, ma i giornalisti continuano a essere perseguitati perché riportano un ampio raggio di questioni, comprese le violazioni dei diritti umani da parte delle autorità. Nuove leggi che avrebbero dovuto garantire una maggiore libertà di espressione ad oggi non hanno fatto nulla per migliorare la situazione.

Nel 2011 le autorità siriane hanno intensificato le tattiche repressive per impedire la copertura mediatica delle prime manifestazione pacifiche, introducendo un blackout virtuale dei media mainstream tra marzo e dicembre. Le restrizioni più dure hanno portato alla nascita del "giornalismo cittadino": persone che non sono giornalisti professionisti postano informazioni sul conflitto nei siti di social network.

Tra i giornalisti colpiti, anche lo scrittore e giornalista palestinese Salameh Kajleh, arrestato il 24 aprile 2012 dall'intelligence dopo aver criticato la nuova Costituzione. Portato in un centro di detenzione di Damasco, è stato costretto a spogliarsi in una stanza con 35 uomini. Ha raccontato ad Amnesty International di essere stato bendato e torturato attraverso la falaga (picchiato ai piedi). È stato torturato anche quando è stato trasferito in ospedale, prima di essere rilasciato e deportato in Giordania. 

In un altro caso, il presentatore tv Mohammed al-Sa'eed è stato portato via dalla sua casa di Damasco nel luglio 2012 e ucciso dal gruppo armato di opposizione Jabnat Al-Nusra.

"Da due anni chiediamo alla comunità internazionale di prendere misure concrete perché i responsabili di entrambi le parti rispondano dei crimini e degli abusi commessi e perché le vittime ricevano un risarcimento, ma il popolo siriano sta ancora aspettando - ha detto Ann Harrison - Di quante prove di crimini di guerra e contro l'umanità ha ancora bisogno il Consiglio di Sicurezza dell'ONU prima di portare la situazione siriana di fronte alla Corte Penale Internazionale?". 
(Nena News)

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