Siria: Mosca, completeremo fornitura S-300 gia' pattuiti Ma non ne venderemo di nuovi.Cameron da Putin...
(di Claudio Salvalaggio) (ANSAmed) - MOSCA - Mosca non rinuncia a fornire a Damasco i sistemi di difesa anti missile S-300 gia' venduti, come chiedono i partner occidentali, e sembra voler mantenere le bocce ferme, almeno sino alla conferenza internazionale concordata con gli Usa entro fine mese per una soluzione politica della crisi siriana conforme agli accordi del giugno 2012 a Ginevra.
Di fronte ai tentennamenti di Obama, la Russia si sente sempre piu' l'arbitro di una possibile via d'uscita e sta intensificando i suoi sforzi diplomatici. Putin si e' visto omaggiare tre giorni fa al Cremlino dal segretario di Stato americano John Kerry, con cui ha negoziato la 'road map' della conferenza internazionale, mentre oggi a Soci ha dato udienza a David Cameron discutendo con lui ''possibili scenari per uno sviluppo positivo'' della crisi e ''passi concreti comuni'', nonostante le divergenze ammesse dal premier britannico.
Anche il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov resta in prima linea: ieri ha avuto una conversazione telefonica con l'inviato speciale dell'Onu per la Siria Lakhdar Brahimi e un incontro con il suo collega giordano Nasser Judeh. Oggi, a Varsavia, mentre il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle chiedeva di cessare la fornitura di armi alla Siria, Lavrov ha spiegato che Mosca non ha intenzione di vendere nuovi sistemi di difesa anti aerea S-300 a Damasco, ma che sta completando la fornitura di quelli previsti da contratti precedenti, in ogni caso non banditi dalle norme internazionali perche' si tratta di armi difensive. La Siria li utilizzerebbe per difendersi da attacchi aerei e questo, ha sottolineato, ''non e' uno scenario fantasioso''. Mosca non toglie quindi la sua protezione a Damasco e onora la sua ''reputazione commerciale'' in un settore dove vanta numerosi e danarosi clienti.
Dopo l'intesa con Washington, Putin ha incassato oggi l'appoggio di Cameron, che lunedi' volera' da Obama: non e' un segreto per nessuno, ha spiegato il premier britannico, che i punti di vista dei due Paesi sulla soluzione del conflitto siriano sono diversi, ma Mosca e Londra inseguono lo stesso obiettivo: ossia mettere fine allo spargimento di sangue, dare al popolo siriano l'opportunita' di scegliere il proprio governo e impedire la crescita e l'esportazione del terrorismo. Gran Bretagna, Russia e Usa, ha aggiunto, devono aiutare la formazione di un governo di transizione. Ma l'accordo di Ginevra non prevede l'uscita di scena del presidente siriano Assad, che l'opposizione ritiene invece come una condizione preliminare per qualsiasi discussione. Anche Kerry ieri a Roma ha insistito che Assad deve andarsene. Sara' questo probabilmente il grande scoglio della Conferenza, alla quale oggi ha chiesto di partecipare pure l'Iran, uno dei principali alleati di Damasco.
Ad alzare i toni ci ha pensato Recep Erdogan, anche lui atteso da Obama la prossima settimana. Per il premier turco la Siria ha utilizzato missili e armi chimiche e ha ''superato da tempo'' la linea rossa fissata dal presidente Usa. ''Vogliamo che gli Stati Uniti assumano piu' responsabilita' e si impegnino di piu''', ha dichiarato alla tv americana Nbs. Dal canto suo l'alto commissario dell'Onu per i diritti dell'uomo, Navi Pillay, ha sollecitato un'azione internazionale urgente per porre fine allo spargimento di sangue in Siria, dopo alcune testimonianze di massacri commessi recentemente dalle truppe del regime e dai loro alleati nella citta' di Banias. Intanto i ribelli siriani hanno scaricato su internet un video che mostra i quattro caschi blu filippini catturati martedi'....
Di fronte ai tentennamenti di Obama, la Russia si sente sempre piu' l'arbitro di una possibile via d'uscita e sta intensificando i suoi sforzi diplomatici. Putin si e' visto omaggiare tre giorni fa al Cremlino dal segretario di Stato americano John Kerry, con cui ha negoziato la 'road map' della conferenza internazionale, mentre oggi a Soci ha dato udienza a David Cameron discutendo con lui ''possibili scenari per uno sviluppo positivo'' della crisi e ''passi concreti comuni'', nonostante le divergenze ammesse dal premier britannico.
Anche il capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov resta in prima linea: ieri ha avuto una conversazione telefonica con l'inviato speciale dell'Onu per la Siria Lakhdar Brahimi e un incontro con il suo collega giordano Nasser Judeh. Oggi, a Varsavia, mentre il ministro degli esteri tedesco Guido Westerwelle chiedeva di cessare la fornitura di armi alla Siria, Lavrov ha spiegato che Mosca non ha intenzione di vendere nuovi sistemi di difesa anti aerea S-300 a Damasco, ma che sta completando la fornitura di quelli previsti da contratti precedenti, in ogni caso non banditi dalle norme internazionali perche' si tratta di armi difensive. La Siria li utilizzerebbe per difendersi da attacchi aerei e questo, ha sottolineato, ''non e' uno scenario fantasioso''. Mosca non toglie quindi la sua protezione a Damasco e onora la sua ''reputazione commerciale'' in un settore dove vanta numerosi e danarosi clienti.
Dopo l'intesa con Washington, Putin ha incassato oggi l'appoggio di Cameron, che lunedi' volera' da Obama: non e' un segreto per nessuno, ha spiegato il premier britannico, che i punti di vista dei due Paesi sulla soluzione del conflitto siriano sono diversi, ma Mosca e Londra inseguono lo stesso obiettivo: ossia mettere fine allo spargimento di sangue, dare al popolo siriano l'opportunita' di scegliere il proprio governo e impedire la crescita e l'esportazione del terrorismo. Gran Bretagna, Russia e Usa, ha aggiunto, devono aiutare la formazione di un governo di transizione. Ma l'accordo di Ginevra non prevede l'uscita di scena del presidente siriano Assad, che l'opposizione ritiene invece come una condizione preliminare per qualsiasi discussione. Anche Kerry ieri a Roma ha insistito che Assad deve andarsene. Sara' questo probabilmente il grande scoglio della Conferenza, alla quale oggi ha chiesto di partecipare pure l'Iran, uno dei principali alleati di Damasco.
Ad alzare i toni ci ha pensato Recep Erdogan, anche lui atteso da Obama la prossima settimana. Per il premier turco la Siria ha utilizzato missili e armi chimiche e ha ''superato da tempo'' la linea rossa fissata dal presidente Usa. ''Vogliamo che gli Stati Uniti assumano piu' responsabilita' e si impegnino di piu''', ha dichiarato alla tv americana Nbs. Dal canto suo l'alto commissario dell'Onu per i diritti dell'uomo, Navi Pillay, ha sollecitato un'azione internazionale urgente per porre fine allo spargimento di sangue in Siria, dopo alcune testimonianze di massacri commessi recentemente dalle truppe del regime e dai loro alleati nella citta' di Banias. Intanto i ribelli siriani hanno scaricato su internet un video che mostra i quattro caschi blu filippini catturati martedi'....
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