HEZBOLLAH DAL LIBANO ALLA SIRIA, TENSIONI A TRIPOLI. LA GUERRA SI ALLARGA?

Pericoli al confine libanese-siriano. L’intrusione delle milizie di Hezbollah nel teatro di guerra non può che peggiorare l’incertezza nella regione. Adesso è il Libano, dove c’è la missione ONU a comando italiano, a rischiare moltissimo...


Il vero pericolo in Siria, ma anche in Libano, è sempre più Hezbollah. Fonti ben informate affermano che la battaglia per la cittadina di Qusayr, che viene combattuta casa per casa dall’esercito siriano al fianco di Hezbollah, è solo l’inizio delle operazioni in Siria per i militanti del “partito di Dio” libanese (che sostiene Assad, anche in ragione della comune appartenenza allo sciismo alawita) e che la battaglia presto si estenderà fino a Homs.

L’obiettivo? Mentre per il presidente siriano il link con le milizie di Hezbollah significa molto semplicemente nuovi alleati dalla propria parte – perché, alla fine di tutto, l’obiettivo per Assad è uno solo: resistere – per Hezbollah tutto ciò significa molto di più. Cioè creare uno Stato indipendente di stampo alawita-sciita (l’area minoritaria dell’Islam, cui appartiene anche il presidente Bashar Assad) qui e in altri Paesi arabi. E per fare ciò, la guerra non può che espandersi.

Allarme in Libano

Un nuovo campanello di allarme giunge in queste ore da Tripoli (seconda città del Libano, a 85 km a nord di Beirut, da non confondere con la capitale libica) dove aumenta il numero delle vittime degli scontri in corso tra gli oppositori e i sostenitori del regime di Bashar Assad. Un funzionario della sicurezza libanese ha parlato di almeno cinque morti solo nella notte scorsa e, a quattro giorni dall’inizio della battaglia per Qusayr, sale a 16 il numero delle persone uccise, mentre quasi duecento sarebbero rimaste ferite.

Per fermare questa nuova ondata di violenze, contingenti dell’esercito libanese sono stati inviati a presidiare l’area compresa tra Bab el-Tebbaneh, a maggioranza sunnita, e Jabal Mohsen, dove risiedono soprattutto alawiti. L’escalation degli scontri a Tripoli è dunque da collegarsi direttamente all’offensiva contro la città siriana di Qusayr, finora in mano ai ribelli, a riprova dello stato di ebollizione del fronte di guerra.

Le posizioni della Russia e dell’Occidente

Da Beirut, fonti locali affermano inoltre che in Siria “l’esercito siriano è già sconfitto e caduto” e che sono ormai direttamente i miliziani di Hezbollah (insieme ai pasdaran ovvero le Guardie della Rivoluzione iraniane) a mantenere Damasco in piedi. Queste informazioni però non tengono conto del sostegno della Russia, la quale ha sì molteplici interessi a voler mantenere in vita il regime di Assad – primo su tutti il porto di Tartus, avamposto di Mosca nel Mediterraneo – ma che, nel caso di una proclamazione unilaterale della nascita di uno Stato sciita nella regione (che nei programmi di Hezbollah si estenderebbe dal confine nord del Libano fino a Homs e Damasco, Tartus compresa), si troverebbe in seria difficoltà.

E l’Europa? Secondo una fonte diplomatica europea, l’Unione Europea per ora si limita a condannare e non esclude che il braccio militare di Hezbollah sia presto incluso nella lista nera delle organizzazioni terroristiche: già la Gran Bretagna si è fatta portavoce della richiesta, mentre da giugno s’inizierà a discutere concretamente se dichiarare il movimento sciita “organizzazione terroristica”, alla stregua di quanto già avvenuto con i sunniti di Jabhat al Nusra. I dubbi maggiori riguardano le ripercussioni negative che la decisione potrebbe avere sul Libano e sulla missione UNIFIL: non ci scordiamo, infatti, che in Libano le Nazioni Unite dispongono di 12 mila uomini sul terreno, 7 navi, 5 elicotteri e che qui sono rappresentate ben 37 nazioni della comunità internazionale. E il comando è italiano (con 1.095 uomini impegnati). Insomma, mai perdere di vista il Libano....
(Panorama.it)

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