Bombe in un cafè alla vigilia del voto iracheno...

Almeno 27 vittime, 50 feriti. Domani 12 province vanno al voto, segnato da violenze e settarismi. I risultati daranno il polso del consenso al governo Maliki...

Roma, 19 aprile 2013, Nena News - Domani l'Iraq va alle urne in 12 delle 18 province del Paese. L'ondata di violenze e attacchi terroristici non si placa: questa notte almeno 27 persone sono rimaste uccise e 50 ferite in un attentato contro il Dubai Cafè di Baghdad, frequentato per lo più da giovani. L'esplosione si è verificata intorno alle 22 nel quartiere occidentale sunnita della capitale, Amriyah. Tra le vittime, anche una donna e tre bambini.

Nessun gruppo ha per ora rivendicato l'attacco, ma voci interne alleforze di sicurezza accusano milizie sunnite vicine ad Al Qaeda che nell'ultimo periodo hanno preso di mira sia quartieri sunniti che sciiti, nell'intento di provocare il caos in un Paese già di per sé disastrato e far crollare la fiducia nelle capacità del governo di garantire la sicurezza.

La vigilia di elezioni già segnate da continui bagni di sangue si fa sempre più tesa. Nelle ultime settimane quattordici candidati sunniti sono stati uccisi in diversi agguati, mentre il presidente Maliki decideva di sospendere il voto in due province a maggioranza sunnita a causa delle proteste contro le politiche dell'esecutivo sciita.

Domani alle urne si presenteranno circa 14 milioni di iracheni, chiamati a scegliere tra oltre 8mila candidati in corsa per 378 seggi provinciali. Si tratta del primo voto dopo le elezioni parlamentari del 2010 e il primo dal ritiro delle truppe statunitensi dal Paese. A garantire la sicurezza durante le procedure elettorali saranno quindi le sole forze di sicurezza irachene, da molti considerate incapaci di svolgere a pieno il proprio lavoro. 

Una situazione complessa che il governo non pare in grado di sostenere: "La polarizzazione tra sunniti e sciiti sta diventando un problema sempre più serio, molto più grave della sospensione delle elezioni", ha commentato l'analista del Centro per gli Studi Strategici e Internazionali di Washington, Anthony Cordesman.

Il voto di domani ha un'importanza strategica nello spettro politico iracheno: i risultati provinciali daranno il polso della situazione e del consenso al governo, in vista delle elezioni parlamentari che si terranno il prossimo anno. A sfidare la coalizione guidata dal premier Maliki, State of Law, ci sono due forze sciite, il Supreme Iraqi Islamic Council e il movimento del religioso Muqtada al-Sadr. A questi si aggiunge la controparte sunnita, impegnata da mesi in proteste e azioni contro il governo Maliki, accusato di polarizzazione del potere e di esclusione delle opposizioni dalla guida del Paese: tra le forze in campo Iraqiya, partito del vicepresidente Hashemi - in fuga da oltre un anno perché condannato a morte - e le fazioni vicine al presidente del parlamento, Osama al-Nujaifi, e al vice premier Saleh al-Mutlaq.

A vigilare sulla correttezza del voto saranno 240mila attivisti politici che si divideranno tra i circa 5mila seggi. Accanto a loro anche 271 osservatori internazionali e 2mila giornalisti accreditati...
(Nena News)

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