SIRIA: POLITICA FUORI GIOCO, LA PAROLA VA A CHI FA LA GUERRA.....
La politica sembra ormai aver lasciato completamente il passo alla guerra in Siria. Le due parti si combattono contendendosi palmo a palmo il territorio, facendo propaganda e mettendo in secondo piano le conseguenze sulla popolazione civile. Le dichiarazioni politiche ci sono ancora, ma hanno sempre più il colore stantio del già visto e del già sentito.
Ieri, il fronte al-Nusra ha dimostrato ancora una volta di avere una marcia in più rispetto agli altri gruppi della ribellione armata portando a compimento la conquista di al-Shadada, città della provincia di Hassaka, al confine con l’Iraq. Al-Shadada è strategica soprattutto per il petrolio e gli impianti produttivi che vi si trovano; la sua caduta è avvenuta dopo intensi combattimenti e un numero imprecisato di morti.
Il regime ha risposto prendendo il controllo di uno strategico quartiere di Homs e portando avanti la sua offensiva attorno a Damasco e lungo la via che collega Damasco alle vitali regioni costiere. Lì dove, qualcuno sostiene, il regime avrebbe il suo ultimo rifugio nel caso di una caduta della capitale e delle altre regioni che ancora controlla.
L’accresciuta potenza militare dei ribelli è comunque evidente. Già due giorni fa, è stata sempre al-Nusra – questa volta in un’azione congiunta con altri gruppi – a prendere una base militare a nord di Aleppo. E oggi, due caccia dell’aviazione siriana sono stati abbattuti nei cieli della provincia di Idlib.
Intanto, il nuovo segretario di Stato americano, John Kerry, si è preso la briga di fornire nuovi bilanci di questa guerra. Secondo Kerry – che cita dati fornitigli dal ministro degli Esteri saudita, il principe Saud al-Faisal – il conflitto avrebbe causato 90.000 morti, circa 20.000 in più rispetto a quelli stimati dall’Onu....
(Atlas)
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