Morte in diretta per Oscar Perez, il guerrigliero anti-Maduro dagli occhi di ghiaccio...


L'ex ispettore di polizia ha raccontato, via social, l'assedio al suo rifugio e il rifiuto delle forze di sicurezza di fare arrendere lui e i suoi compagni, tutti uccisi.


E' stata una morte in diretta quella di Oscar Perez, l'ex ispettore di polizia venezuelano trantaseienne che per mesi ha beffato le forze di sicurezza dopo alcune spettacolari azioni di guerriglia urbana contro il governo del presidente Maduro. La sua latitanza si è conclusa ieri, nel distretto di El Junquito, a Caracas, dove si era nascosto insieme ad altri compagni di lotta. La casa - dove c'erano anche civili, tra cui donne e bambini - è stata circondata dalle forze di sicurezza e Perez ha raccontato gli ultimi istanti della sua vita e di quella di suoi compagni servendosi dei social networek. Un racconto drammatico perché le immagini mostrano Perez dapprima ha raccontato l'assedio, poi, con il passare delle ore, con il volto sempre più in sanguinato dalle ferite, ha resocontato le conseguenze dell'attacco delle forze di sicurezza. Poi frasi sempre più drammatiche, ''Stiamo negoziando la nostra resa''. Poi ha gridato rivolto allo smarphone: "Ci stanno sparando con i lanciagranate. Avevamo avvertito che ci saremmo arresi, ma loro non vogliono lasciarci andare, vogliono ucciderci!''. Quindi si è rivolto ai suoi tre figli e ha detto, come testamento,: "Voglio chiedere ai venezuelani che non si arrendono, litighino, escano per strada, è ora di lasciarci essere liberi!''. Solo a distanza di ore, la polizia ha confermato la sua morte, così come quella di ''molti altri ribelli''.
Una spiegazione che non ha convinto l'Osservatorio venezuelano di conflitto sociale, un'organizzazione non governativa, che ha definito la fine di Oscar Pérez come "una possibile esecuzione extragiudiziale". Un'altra Ong, Provea, lamenta che "lo Stato non ha esaurito il percorso di una soluzione pacifica".
Maduro ha giustificato l'azione della polizia perché gli assediati, ha detto, usavano armi da fuoco e avevano un'auto carica di esplosivo. Secondo lui, il gruppo di Oscar Pérez è stato finanziato dagli inglesi.
"Questi animali vogliono riempire la violenza il nostro Paese, non ci riusciranno", ha detto il presidente, aggiungendo che il gruppo progettava di "far esplodere una autobomba davanti a un'ambasciata di un paese caro e prestigioso" a Caracas.
Perez, di cui colpivano gli occhi chiarissimi e che aveva un passato da attore, era diventato famoso nel giugno del 2017 quando aveva un elicottero e lanciato granate contro gli edifici ufficiali di Caracas, senza provocare danni a persone.
Immediatamente descritto come "terrorista" dal governo, Oscar Pérez era riuscito per oltre sei mesi a sfuggire alla cattura. A dicembre, aveva rivendicato su Twitter un attacco contro un'unità militare venezuelana, con i furto di molte armi automatiche...

(Globalist)

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