Iraq. Nelle carceri languono duemila bambini soldato addestrati dall’Isis...
Tra le fila dello Stato islamico è schierato anche un nutrito esercito di bambini soldato. L’Economist riporta che l’Isis in Iraq e Siria ha reclutato migliaia di ragazzi, strappandoli dagli orfanotrofi o rapendoli. Altre volte invece sono gli stessi genitori a consegnare i propri figli nelle mani dei jihadisti, perché entusiasti del Califfato o per ottenere in cambio cibo, gas da cucina e uno stipendio mensile di 200 dollari.
ADDESTRATI A
UCCIDERE. Alcuni
giovanissimi vengono convinti dai compagni di scuola, altri sono sedotti dalla
promessa di avventure, denaro o dalla prospettiva del potere. Questi
bambini vengono addestrati come spie, imparano a preparare bombe, cucinare per
l’esercito o sorvegliare i prigionieri. In casi estremi, sono proprio loro ad
uccidere i prigionieri, decapitandoli o usando armi da fuoco. Diversi
filmati diffusi dallo Stato islamico lo dimostrano: nel luglio 2015 un
video mostrava un ragazzino che decapitava un pilota delle forze aeree
siriane; all’inizio del 2016 un bambino britannico di quattro anni, portato in
Siria dalla madre, è stato filmato mentre premeva il pulsante per far saltare
in aria un’auto con tre prigionieri all’interno; in un altro ancora, dei
ragazzi correvano attraverso delle rovine facendo a gara a chi riuscisse ad
uccidere più prigionieri. Ci sono poi diverse foto di ragazzini che stringono
tra le mani teste mozzate, con accanto i loro padri pieni di orgoglio. Come fa
notare l’Economist,
non è la «creatività della violenza» la novità (in molte altri parti del mondo
i bambini soldato compiono atti atroci), quanto la diligenza nel documentare e
diffondere questa violenza.
MANDATI
AL MACELLO. Nella sua
propaganda, l’Isis dipinge i bambini come il futuro del Califfato, le risorse
che consentiranno la sopravvivenza del gruppo, tant’è che i jihadisti hanno
costruito specifiche scuole dove impartire l’ideologia islamista. In realtà,
riferisce la rivista inglese, lo Stato islamico sta mandando a morire i suoi
bambini soldato in numero sempre più consistente da quando ha cominciato a
perdere terreno in Siria e Iraq (a gennaio, per esempio, 51 bambini si
sono fatti saltare in aria a Mosul).
Anche i servizi di intelligence europei sono preoccupati da questo fenomeno che costituisce una vera e propria minaccia per la sicurezza: i bambini addestrati a costruire bombe e indottrinati nell’odio verso l’Occidente possono più facilmente passare i confini ed eludere i controlli. In Iraq il governo è mal equipaggiato per smobilitare migliaia di bambini soldato, mentre nel caos siriano i “cuccioli del Califfato” costituiscono facili reclute.
Anche i servizi di intelligence europei sono preoccupati da questo fenomeno che costituisce una vera e propria minaccia per la sicurezza: i bambini addestrati a costruire bombe e indottrinati nell’odio verso l’Occidente possono più facilmente passare i confini ed eludere i controlli. In Iraq il governo è mal equipaggiato per smobilitare migliaia di bambini soldato, mentre nel caos siriano i “cuccioli del Califfato” costituiscono facili reclute.
DUEMILA
BAMBINI. Il
problema, scrive l’Economist,
è decidere come fronteggiare questo pericolo. Nelle carceri irachene sono
rinchiusi circa 2 mila bambini accusati di avere lavorato per l’Isis,
ma questi centri di detenzione non sono attrezzati per riabilitare i giovani
radicalizzati, non forniscono un’assistenza specializzata e, stando alle
testimonianze, impartiscono torture e abusi. Il risultato è che i ragazzi
rischiano di uscire dal carcere ancora più soli e rancorosi nei confronti
dello Stato. L’opzione migliore sarebbe dunque quella di introdurre questi
bambini in programmi di riabilitazione per insegnare loro un lavoro e
reintrodurli nel tessuto sociale. Tuttavia, anche così ci sarebbero diverse
difficoltà.
RIEDUCAZIONE
DIFFICILE. Innanzitutto,
molti membri della società li disprezzano perché li vedono come assassini che hanno
contribuito a distruggere il paese. Molti ragazzi potrebbero rifiutare l’aiuto
per paura di essere arrestati dalle forze di sicurezza irachene o uccisi
dall’Isis con l’accusa di tradimento. Neanche le famiglie sembrano essere
d’aiuto nella transizione di questi bambini alla vita civile, come avvenuto in
altri paesi, perché in molti casi sono proprio i genitori a spingere i figli
tra le schiere dell’Isis. Anche se cominciano a sorgere scuole nelle aree
precedentemente occupate dall’Isis per recuperarli, non è facile trovare
insegnanti qualificati in grado di gestire problematiche complesse come la
radicalizzazione e il trauma psicologico. Bisogna inoltre considerare l’elevato
livello di disoccupazione giovanile, la crisi economica del paese e la diffusa corruzione
che renderanno difficile creare nuovi posti di lavoro...
(TEMPI)
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