Argentina, Milagro Sala la leader scomoda imprigionata dall’establishment...
Da oltre un anno Milagro Sala, leader
fondatrice dell’organizzazione sociale Tupac Amaru e deputata del Parlasur è
illegalmente e arbitrariamente in prigione per mano di un sistema giudiziario che
nella regione di Jujuy è scandalosamente dipendente da quello politico e
economico
La Repubblica di
Argentina non è di certo neofita nella costruzione di modelli politici
discriminanti, violenti e anticostituzionali. I tempi della dittatura non sono
neppure tanto distanti eppure in pieno 2017 il Paese si ritrova a vivere la
violazione dei diritti umani e la negazione dello stato di diritto. La sua
intemperanza e la sua instabilità costituzionale non sembrano avere una fine e
continuano a sorprendere senza eguali.
La vittoria
elettorale del dicembre 2015 di Mauricio Macri ha riaperto il Paese al
neoliberismo e oggi il bilancio di tali politiche è disastroso. La
disoccupazione è galoppante così come l’inflazione che ha portato a un aumento
abissale dei prezzi dei servizi pubblici (sino al 400% per l’elettricità e il
gas e così anche per acqua e trasporti). A suon di decreti d’urgenza la
strategia politica è stata rivolta a ridurre i costi e le spese delle classi
medio basse e a generare uno stato di povertà sempre più marcato nell’intero
Paese.
Al di là delle
discutibili politiche recessive e al di là dei licenziamenti massivi
all’interno dell’amministrazione pubblica, subiti in particolar modo da
quegl’impiegati sospettati di essere di un colore politico diverso, ciò che è
ancor più preoccupante sono le conseguenze del macrismo sulle politiche sociali
e sullo stato della democrazia.
Vi raccontiamo la
storia di Milagro Sala, una donna indigena che, a seguito della grande crisi
economica e sociale che colpì l’Argentina, nei primi anni del XXI secolo ha
deciso di fondare l’organizzazione sociale Tupac Amaru. Un modello sociale
solidale che, in poco tempo, è riuscito a ribaltare la condizione di vita di
migliaia di persone dapprima nella provincia di Jujuy, una delle zone più
povere e depresse del Paese, per poi estendersi sull’intero territorio
nazionale.
L’opera di
Milagro Sala sa di straordinario e di eccellenza. Infatti sfruttando e gestendo
dei fondi pubblichi concessi dai governi dei Kirchner, Sala si è impegnata a
costruire in tempi brevissimi delle case (circa circa 8.500 ad oggi) per poi
investire i profitti legati alla vendita degli immobili alla creazione di
servizi gratuiti di salute, di educazione e di assistenza sociale per la popolazione.
In poco più di un decennio la leader indigena ha creato un modello sociale
senza precedenti nel quale i cooperanti hanno potuto beneficiare gratuitamente
non solo di servizi ricreativi e assistenziali, ma anche dei tanti nuovi posti
di lavori creati dalla creazione di fabbriche tessili, siderurgiche e edili.
In breve
l’illuminata Milagro Sala è stata capace di portare avanti dal basso la formula
magica dalla Tupac Amaru e cioè quella del lavoro, dell’educazione e della
salute per i ceti bassi.
Un miracolo
socio-economico quello di Milagro Sala che le ha così consentito tra l’altro di
guadagnarsi una fiducia tale che nel 2013 milioni di elettori la eleggono al
ParlaSur.
Dunque un
avversario politico duro, carismatico, concreto, efficace nelle sue politiche
di riscatto sociale dei più emarginati. Ma tutto ciò può mettere a rischio le
congetture del neoliberismo e come se non bastasse Milagro Sala è una donna,
nera e indigena. La convergenza di tali fattori fa di lei un personaggio
pubblico scomodo e molto pericoloso.
Nel 2015 con la
doppia vittoria elettorale di Mauricio Macri alla presidenza della Repubblica e
quella di Gerardo Morales, a governatore di Jujuy, inizia un vero e proprio
calvario per la Tupac Amaru e una persecuzione senza eguali per la sua
indiscussa leader.
Con atti
illegali, illegittimi e anti costituzionali il potere giudiziario della
provincia, chiaramente cooptato da quello politico, senza alcuna prova e senza
alcuna investigazione, ha deciso sulla detenzione di Milagro Sala.
Si mette in
prigione Milagro per oltre un anno, senza prove e senza alcuna investigazione,
per di più accusandola di presunti reati amministrativi e criminalizzando la
protesta pacifica che Milagro conducendo insieme a tante altre organizzazioni
sociali. La Giustizia bypassa la presunzione d’innocenza prevista dalla
Costituzione argentina.
Le irregolarità
sono innumerevoli a tal punto che le Nazioni Unite, Amnesty International e
altre organizzazioni locali e internazionali sui diritti umani, intimano
ufficialmente al Presidente Macri di assicurare lo stato di diritto nel suo
Paese nonché la libertà alla dirigente e deputata Sala alla quale peraltro non
viene neppure data la possibilità di beneficiare dell’immunità parlamentare. Ad
oggi l’assenza di legalità è scandalosa, ma malgrado tutto ciò, né le autorità
locali né quella nazionali cambiano di atteggiamento indifferenti e senza
pudore pure di fronte alla pressione internazionale.
Anche dinnanzi al
chiaro posizionamento pro Milagro di Papa Francesco, la giustizia argentina
insiste un’accusa dopo l’altra, processo su processo, abuso su abuso, violenza
su violenza. E intanto un avversario come Milagro, che dovrebbe essere
politico, viene privato della libertà.
Non si gioca ad
armi pari a Jujuy. Al dibattito e alla lotta politica l’establishment argentino
controbatte con la prigione e il ricorso alla violenza sistematica mettendo in
piedi delle vere e proprie strategie militaresche, brutti ricordi degli anni
bui della dittatura.
Così facendo, da oltre
un anno ormai la leader è in carcere insieme ad altri cooperanti rei di avere
affiancato una pericolosa criminale e mafiosa.
Un anno in cui il
potere politico attraverso la mano militare e poliziesca ha eseguito
illegalmente innumerevoli perquisizioni nella case dei tupaqueros (i cooperanti della Tupar Amaru). Un anno in cui ha
corrotto altri dirigenti dell’organizzazione affinché si vendessero e
accusassero la loro leader. Un anno in cui sono state raccolte svariate
testimonianze di pressioni, di minacce, di vessazioni, di violenze perpetrate
sui membri della Tupac Amaru, sugli avvocati e su chi mostrava volontà di
difesa di Milagro Sala.
Abbiamo raccolto
svariate testimonianze, quelle dei tupaqueros in prima battuta ma anche quelle
degli avvocati difensori di Milagro e quelle di altre organizzazione dei
diritti umani locali (Asociación Madres y Familiares de detenidos y desaparecidos)
e da tutte si evince con chiarezza come oltre alle sistematiche violazioni dei
diritti e dello stato di diritto, il sistema politico-militare stia attuando
strategie e metodologie d’intimidazione pur di riuscire a sostenere
l’ingiustificata detenzione di Milagro e quella di altri cooperati.
Ma non finisce
qui perché alle aggressioni, alla schedatura e al controllo di chiunque si
avvicini alla Tupac Amaru devono associarsi le torture eseguite in carcere.
Sì, è vero,
ancora non siamo ai sequestri, alle sparizioni e alle uccisioni del tempo della
dittatura, ma, almeno a Jujuy, la vita è tutt’altro che facile. Con i media
massivamente dalla parte del Governatore Gerardo Morales e con il ricorso a
metodi di aggressione poliziesca l’Argentina del XXI non è di certo l’esempio
di uno Stato democratico.
by Dario Lo Scalzo
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