I numeri dell’antiterrorismo Isis che non tornano...




Dall’inizio dei raid aerei della Coalizione a guida Usa contro Isis in Iraq e Siria, nell’agosto del 2014, è stato eliminato il 75 per cento dei combattenti del movimento jihadista sunnita, dice l’uomo della Casa Bianca nella guerra contro il Califfo. Stiamo facendo la guerra ad un esercito di fantasmi in Siria ed in Iraq? Tutti i numeri della confusione, tra faciloneria e inganno.



Secondo Brett McGurk, l’inviato speciale della Casa Bianca nella Colazione anti-Isis, Brett McGurk citato dalla Cnn, secondo il quale il Califfato non è più in grado di colmare i vuoti creati dai bombardamenti alleati.
Dall’inizio dei raid aerei della Coalizione a guida Usa contro Isis in Iraq e Siria, nell’agosto del 2014, è stato eliminato il 75 per cento dei combattenti del movimento jihadista sunnita, dice l’uomo della Casa Bianca.
Per McGurk l’Isis può contare ora su 12/15.000 combattenti. Ma quanti miliziani aveva Isis prima delle bombe Usa se, come ha sostenuto recentemente un funzionario della Difesa, dal 2014 sarebbero stati uccisi ben 50.000 seguaci del Califfo?
Nel 2015 la CIA stimava tra 30 mila e 50 mila i miliziani del Califfato.
Li abbiamo sterminati?
Qualsiasi militare sa che non è mai esistita una forza combattente in grado di mantenere capacità operative dopo aver subito perdite del 75 cento e l’Isis non sembra certo aver esaurito il suo dinamismo bellico. Resiste a Mosul e Raqqah, contrattacca e ha appena riconquistato Palmira manovrando sul campo con un’offensiva che -spiega Gianandrea Gaiani- ha coinvolto 5mila combattenti contro un nemico che ha il totale dominio dell’aria.
Dunque, o montature nelle valutazioni dai danni inflitti, o valutazioni sull’esercito Isis tutte sballate dalle origini.
I 50 mila miliziani dell’Isis che la Coalizione valuta di aver ucciso in due anni e mezzo, spulcia Micah Zenko del think tank americano Council on Foreign Relations, «corrispondono a 59 miliziani uccisi ogni giorno per gli 850 giorni di guerra». Cifre da paura, lette così.
Numeri non verificabili e che non tengono conto delle migliaia di combattenti dell’Isis uccisi sul campo di battaglia dalle truppe irachene e siriane e dai loro alleati. Caduti che gonfiano gli organici dell’Isis nel 2015, quando il comando dei pasdaran iraniani ci diceva di 80/100 mila i combattenti del Califfato.
Valutazioni sballate in partenza e vanterie successive di risultato ottenuti per motivare spese folli . Le Monde, ad esempio, attribuisce ai jet francesi impiegati contro Isis, l’uccisione di 2.500 miliziani. In novembre Londra ave annunciato che gli aerei della Royal Air Force avevano effettuato oltre 3mila sortite eliminando 1900 miliziani, con più bombe e missili che in Afghanistan.
Sempre ‘Analisi Difesa’: la gran parte delle 15.861 sortite d’attacco effettuate dalla Coalizione tra l’agosto 2014 e il 25 ottobre 2016 sono da attribuire a velivoli statunitensi. Il 68% in Iraq e il 95% delle 5.617 in Siria. “Danni collaterali”: la Coalizione ammette di aver ucciso 152 civili, delle Ong dicono tra 1.500 e 1.900.
Pure in Libia, l’altro fronte caldo della guerra al Califfato, le perdite subite dallo Stato Islamico nella battaglia appena conclusasi a Sirte sono tutte da verificare. Fonti vicine al governo di Fayez al-Sarraj sostengono che le milizie che hanno riconquistato la città dopo sette mesi di battaglia, ne hanno eliminati “non meno di 2.500”. Nel giugno precedente gli jihadisti ‘raccontati’ a Sirte non erano più di un migliaio, su 5/6 mila uomini del Califfato presenti in Libia secondo stime del Pentagono. Perdite delle milizie libiche: 690 morti, contro i 2500 jihadisti. Numeri che non tornano, come tanti altri sopra...

(RemoContro)

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