Israele rompe con l'Unesco: filopalestinese...




La decisione del ministro Bennett dopo la Risoluzione sulla Spianata delle Moschee che "nega il legame storico tra gli ebrei e la città".



Quando tirano venti di intolleranza, ogni occasione è buona per una battaglia. Il ministro israeliano dell'Istruzione Naftali Bennett ha deciso di sospendere da subito "tutte le operazioni" con l'Unesco dopo la decisione dell'organismo sulla Spianata delle Moschee.  La Commissione esecutiva dell'Unesco aveva approvato una risoluzione che chiedeva a Israele di ripristinare lo Status Quo riguardo all'accesso alla Spianata delle Moschee (Al Ahram al sharif) dove sorge la Moschea di al Aqsa.

In merito alla polemica in una nota la direttrice generale dell'Unesco, Irina Bokova dice che il patrimonio di Gerusalemme "è indivisibile e ognuna delle sue comunità ha diritto all'esplicito riconoscimento della sua storia e del suo legame con la città". "Negare, nascondere o voler cancellare una o l'altra delle tradizioni ebraica, cristiana o musulmana significa mettere in pericolo l'integrità del sito, contro i motivi che giustificarono la sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale" dell'Unesco. "A Gerusalemme le tradizioni e i patrimoni ebraico, cristiano, musulmano, sono legati come in nessun altro posto al mondo sostenendosi reciprocamente. Queste tradizioni culturali e spirituali si appoggiano su testi e riferimenti, noti a tutti, che sono parte integrante dell'identità e della storia dei popoli", afferma Bokova, ricordando che "nella Torah Gerusalemme è la capitale di Davide, il Re degli ebrei, dove Salomone costruì il Tempio che custodiva l'Arca dell'Alleanza. Nel Vangelo è il luogo della passione della resurrezione di Cristo. Nel Corano è la destinazione del viaggio notturno (Ista) del Profeta Maometto dalla Mecca fino alla Moschea Al Aqsa".

"In questo microcosmo della nostra diversità spirituale- continua Bokova nel comunicato diffuso a Parigi - popoli diversi frequentano gli stessi luoghi, spesso con denominazioni diverse. Il riconoscimento, l'uso e il rispetto di queste denominazioni sono essenziali. La Moschea Al Aqsa/ Al-Haram-al-Sharif, sacro santuario dei musulmani, è anche lo Har HaBayit - o Monte del Tempio - il cui Muro Occidentale è il luogo più sacro del giudaismo a pochi passi dal Santo Sepolcro e del Monte degli Ulivi venerati dai cristiani". E ancora: "L'eccezionale valore universale della città, che le è valsa l'iscrizione nel patrimonio Unesco, sta proprio in questa sintesi che rappresenta un appello al dialogo, non al confronto". "La nostra responsabilità collettiva - avverte la numero uno dell'Organismo Onu per Scienza, Educazione e Cultura - consiste nel rafforzare questa coesistenza culturale e religiosa, con la forza degli atti e delle parole. Un'esigenza più forte che mai per placare le divisioni che danneggiano lo spirito multiconfessionale" di Gerusalemme. Responsabilità dell'Unesco è ricordare al mondo che "formiamo una sola umanità e che la tolleranza è l'unica via per vivere in un mondo di diversità", conclude Bokova.



Il ministro israeliano dell'istruzione Naftali Bennett ha deciso di sospendere da subito "tutte le operazioni" con l'Unesco dopo la decisione dell'organismo sul Monte del Tempio, come gli ebrei chiamano la Spianata delle Moschee. Lo scrive il sito di Maariv secondo cui "non ci saranno incontri con i rappresentanti dell'Unesco o la partecipazione a conferenze internazionali", e non avrà luogo "alcuna cooperazione con un'organizzazione professionale che fornisce supporto al terrorismo".

L'organizzazione dell'Onu ha votato ieri una Risoluzione che, a giudizio dello stato ebraico, non riconosce i legami con il Monte del Tempio (come gli ebrei chiamano la Spianata delle Moschee a Gerusalemme) e il Muro del Pianto.

La Risoluzione. Presentata dai Palestinesi insieme ad Egitto, Algeria, Marocco, Libano, Oman, Qatar e Sudan - è stata approvata da 24 paesi, respinta da 6 (Usa, Germania, Gran Bretagna, Lituania, Estonia, Olanda). In 26 si sono astenuti (Italia compresa), mentre i rappresentanti di 2 nazioni non erano presenti al momento del voto.

Il testo della risoluzione, intitolato “Palestina Occupata”, presentato dalla delegazione palestinese in coordinamento con quella giordana, chiede di considerare i termini “Al Aqsa” e “Al Haram Al Sharif” (che in arabo significa “il nobile Santuario”) come sinonimi, e la “Porta Mughrabi" (Bab Al Magharbeh) come parte integrante e inscindibile di Al Aqsa. Si chiede inoltre che Israele consenta il ripristino dello status quo in vigore fino a settembre 2000, ossia la situazione nella quale il Dipartimento giordano per le dotazioni religiose (Awqaf) esercitava l'autorità su Al Aqsa/Al Haram Al Sharif, regolandone anche l'accesso e la manutenzione. Nel testo predisposto dall'Unesco si respingono "le crescenti aggressioni israeliane e le misure illegali contro il Dipartimento Awqaf e il suo personale, e contro la libertà di culto e di accesso dei musulmani a Al Aqsa/Al Haram Al Sharif”". Inoltre, si deplora "l'assalto continuo di Al Aqsa da parte di estremisti israeliani e di forze in uniforme"...

(Globalist)

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