Siria, l’intervento contro Assad ci sarà. Attenzione all’effetto domino...

Di Gabriella Tesoro 

La domanda principale è cambiata. Non si tratta più se intervenire o meno in Siria, ma quando e con quali obiettivi
.

A rafforzare la tesi dell'imminente attacco contro Damasco è un alto funzionario americano intervenuto alla Nbc: "Abbiamo passato un punto di non ritorno", i raid aeri Usa contro obiettivi siriani sono inevitabili "nell'arco di pochi giorni".
Poche sono le probabilità che l'attacco militare contro il regime di Bashar al-Assad abbia l'approvazione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Nonostante tutto, gli alleati continuano ad andare per la propria strada, a voler sottolineare che, anche senza un lasciapassare del Palazzo di Vetro, l'intervento ci sarà: "Anche se l'Onu fallisce nel tentativo di trovare l'accordo su un'azione in Siria, ci vuole comunque una risposta - ha dichiarato, senza andare troppo per il sottile, il ministro degli Esteri britannico, William Hague - E' giunto il momento per il Consiglio di Sicurezza dell'Onu di assumersi le sue responsabilità" sulla crisi siriana.
Un'altra possibilità è un intervento guidato dalla Nato, che pare non aspettare altro che poter mettere le mani sulle forze di Assad. Infatti, secondo Hans Fogh Rasmussen, Segretario generale dell'Alleanza Atlantica, l'uso di armi chimiche è "inaccettabile" e "non può rimanere senza risposta".
Per quanto riguarda i tempi, secondo la Nbc l'operazione militare dovrebbe iniziare a partire da sabato, ma i tempi potrebbero essere anche più lunghi. In prima linea ci saranno, con ogni probabilità, Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Turchia; mentre Israele, Grecia, Cipro e Arabia Saudita darebbero un tipo di supporto tecnico-logistico.
Per quanto riguarda gli obiettivi, sarà necessario capire se è più opportuno deporre Assad, oppure diminuire drasticamente il suo arsenale militare in modo tale da riequilibrare la situazione tra governo e ribelli. 
La decisione non è di poco conto anche perché c'è il forte rischio che un intervento a Damasco possa innescare un effetto domino che finisca con l'estendere la guerra civile siriana, finora rimasta dentro i propri confini, anche ai Paesi limitrofi. Alle minacce della Siria di colpire Israele se la comunità internazionale attaccherà il governo di Damasco, si aggiunge quella degli Hezbollah libanesi che avvertono: se le potenze mondiali attaccheranno la Siria e ne cambieranno gli equilibri di potere facendo cadere il governo di Assad, gli Hezbollah sono pronti a bersagliare di razzi il territorio israeliano. L'analisi giunge dal quotidiano britannico Daily Star, che cita politologi e fonti vicini a Hasan Nasr Allah, il leader del partito sciita. Tuttavia, se l'operazione degli alleati non rovescerà il governo di Assad, gli Hezbollah assicurano che non interverranno contro Israele.
E intanto, tra chi preme per l'intervento armato e chi minaccia pesanti rappresaglie su altri Paesi, giunge l'appello del Segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon: "Il Consiglio di Sicurezza lavori per la pace" e, implicitamente, chiede di ritardare qualunque azione perché gli ispettori dell'Onu hanno "bisogno di quattro giorni per concludere le indagini" sull'attacco chimico del 21 agosto e "analizzarne i risultati"....
(International Bisiness Time)

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