Charlie Hebdo, Fouad Allam: «Non sono lupi solitari» La strage di Parigi «è altamente simbolica». E apre «una nuova stagione del terrorismo». Il sociologo Khaled Fouad Allam a Lettera43.it...



Khaled Fouad Allam, ex deputato Pd nato in Algeria, sociologo e docente all'Università di Trieste

di Gabriele Lippi

Quando un commando di tre uomini armati di kalashnikov ha colpito la redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, uccidendo 12 persone, lui era a Parigi.
Khaled Fouad Allam, ex deputato Pd nato in Algeria, sociologo e docente all'Università di Trieste, ha dedicato la sua vita accademica allo studio dell'islam più violento ed estremista.
Forse anche per questo, come ha spiegato a Lettera43.it, non è rimasto per nulla stupito dalla notizia di un attentato così brutale. «Ogni giorno è un giorno di pericolo», dice preoccupato, «ma l'islam non è solo questo».
DOMANDA. Come mai questo attentato proprio in Francia?
RISPOSTA.
 Che sia avvenuto a Parigi non è un caso. La Francia è un luogo altamente simbolico per tutto ciò che concerne la libertà di pensiero, di creazione e la libertà tout court. Dalla Rivoluzione francese in poi.
D. Poi ci sono state le vignette di Charlie Hebdo. Tante nel corso degli anni.
R.
 Non è un giornale qualunque, un obiettivo qualunque, ma una testata che da quando è nata si è battuta contro la censura e per la libertà. Un altro luogo altamente simbolico, e il fatto che siano stati uccisi alcuni tra i più grandi vignettisti del mondo non è certo casuale.
D. La strage però non è il primo caso di attacco ai media.
R.
 Ci sono stati tentativi in passato in altri giornali, ma il contesto di oggi è totalmente cambiato. È quello della nascita di un Califfato e di un esercito che fa leva su delle nuove forme di jihadismo. Siamo entrati in un'altra epoca molto ma molto pericolosa.
D. L'esperienza dell'Isis ha rafforzato il terrorismo islamico?
R.
 Basta leggere i proclami dell'Isis per vedere come facciano leva su delle forme individuali di jihadismo, investendo questi ragazzi e ragazze di una missione sacrale. Io l'ho chiamato terrorismo di prossimità che può accadere in qualunque città, in qualunque Stato del mondo. L'Isis dice: «Andate e colpite ovunque possiate».
D. I lupi solitari sono un pericolo maggiore rispetto al terrorismo islamico di al Qaeda?
R.
 L'Isis fa riferimento a una doppia dimensione: quella collettiva del suo esercito e quella molto atomizzata di individui che a me non piace chiamare lupi solitari.
D. Come mai?
R.
 Perché non lo sono. Dal momento in cui si sentono investiti di questa missione sono guidati comunque da un diktat che parte dall'Isis. Non hanno obbligatoriamente un legame strutturato, ma un legame che parte dall'autorità che attribuiscono all'Isis.
D. Come si può combattere?
R.
 È realmente difficile. Bisogna puntare molto sulla prevenzione ed è fondamentale dare visibilità a chi all'interno dell'islam si batte per la libertà: poeti, filosofi, scrittori, cantanti. Finché c'è silenzio su di loro si dà voce agli eroi negativi, a degli assassini.
D. È importante anche per far comprendere alla gente che l'islam non è solo violenza.
R.
 Mi sembra evidente che l'opinione pubblica difficilmente arriva a distinguere tra la civiltà islamica e il radicalismo islamico. E questo sarà un bel problema, perché bisogna aspettarsi una crescita del razzismo e della xenofobia.
D. Quando nel 2006 uscirono le prime vignette su Maometto si creò il dibattito: è giusto o no fare satira sul profeta di una religione iconoclasta?
R.
 Finché l'islam non accetta la satira vuol dire che non accetta totalmente la democrazia. Questa è una battaglia importante. La libertà c'è solo se uno può pensare A e un altro B. Se decidiamo che tutti devono pensare solo A o B non siamo né nella libertà né nella democrazia. Ma nel totalitarismo. E oggi ci avviamo verso totalitarismo di terza generazione che mescola religione e politica. Ed è un'arma micidiale.
D. L'Italia, con il suo ruolo internazionale, è in pericolo?
R.
 Tutti i Paesi sono in pericolo. Tutti. In Francia di più perché la comunità araba e musulmana è particolarmente forte, ma è l'occidente in pericolo...
(Lettera 43)

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