Ragazze italiane rapite in Siria, il sequestro era programmato Le osservavano dal loro arrivo. Per poi colpire. Greta e Vanessa prese da una decina di uomini....





Da giorni le seguivano, fin dal loro arrivo in Siria, pronti a colpire nel momento più opportuno. Quello di Vanessa Marzullo e Greta Ramelli non sarebbe stato il frutto di un blitz estemporaneo, ma un sequestro mirato e programmato.
Le due cooperanti italiane di 21 anni e 20 anni scomparse la notte tra il 31 luglio e il primo agosto erano da tempo nel mirino dei loro rapitori.
TESTIMONIANZE FRAMMENTARIE. Le indagini sono ancora in alto mare, e le testimonianze restano poche e frammentarie, ma qualche dettaglio della vicenda comincia a emergere.
A confermare che il sequestro è avvenuto con modalità militari appena tre giorni dopo l'ingresso delle ragazze nel Paese è ilCorriere della Sera in edicola l'8 agosto.
A compierlo un commando di 10 uomini armati (una ventina secondo altre fonti), che hanno circondato l'appartamento nei pressi di Aleppo (a El Ismo secondo il quotidiano giordanoAssabeel, a Abzimo o Idlib secondo altri) in cui si trovavano le due ragazze dopo aver ricevuto una «soffiata» di chi conosceva i piani di Vanessa e Greta, e del progetto Horryaty che loro stesse avevano fondato.
INCHIESTA APERTA A ROMA. La procura della Repubblica di Roma ha aperto un fascicolo di indagine con sequestro di persona a scopo di terrorismo come ipotesi di reato e gli accertamenti sono stati affidati ai carabinieri del Ros coordinati dal colonnello Massimiliano Macilenti.
La diplomazia intanto ha già avviato i primi contatti per raggiungere il gruppo nelle cui mani si trovano le ragazze e negoziarne la liberazione. A occuparsene sono gli stessi uomini dell'intelligence che in passato hanno ottenuto i rilasci di altri ostaggi come Domenico Quirico e che ora cercano di ritrovare padre Paolo Dall'Oglio.
Si tratta di una missione per niente semplice vista la situazione di caos nella zona in cui è avvenuto il rapimento e la totale assenza di indizi su chi possa averlo compiuto.
FORSE CRIMINALI COMUNI PREZZOLATI. Una delle ipotesi che si fanno largo è che possa essersi trattato di criminali comuni che hanno però agito per conto di un gruppo armato, e cui potrebbero anche aver già esser state consegnate le prigioniere.
Per esserne certi bisogna attendere la richiesta di riscatto, e potrebbe volerci del tempo. Prima gli ostaggi devono essere messi in sicurezza, nelle mani del leader del gruppo che li ha sequestrati, e le richieste possono prevedere un pagamento in denaro e il rilascio di detenuti. Di solito le donne vengono custodite da altre donne, come raccontato da Susan Dabbous, la riognalista rapinta nel 2013 da al Nusra con quattro colleghi della Rai: «Inizialmente sono stata reclusa in una casa dove altri prigionieri venivano torturati. È stato un momento terribile, come donna. Era un ambiente molto sporco e violento. Successivamente sono stata affidata a Miriam, la moglie tunisina di uno dei jihadisti, e sistemata in un contesto domestico dove ho avuto la possibilità di lavarmi e di imparare la preghiera islamica».
I RIBELLI DI ALEPPO SULLE TRACCE DELLE RAGAZZE. Sulle tracce di Greta e Vanessa ci sono anche i ribelli della brigata al Mutasim bil-Lah, che hanno il controllo del sobborgo occidentale di Aleppo: «Contiamo di scoprire chi ha prelevato le ragazze italiane già nelle prossime ore», hanno detto a La Repubblica, «Se aprelevarle sono stati i miliziani che operano inquesta zona la questione potrebbe essere di facile soluzione. Ma se sono finite nelle mani di uomini dell’Is, lo Stato islamico, le cose si complicano».
Secondo alcuni siti arabi, a compiere il blitz sarebbe stata la brigata Liwa al Tawhid, un gruppo formato da circa 8 mila jihadisti che non riconoscono l'autorità della Coalizione nazionale, il principale movimento di opposizione antigovernativa. Esattamente lo scenario peggiore tra quelli ipotizzati dai ribelli di al Mutasim bil-Lah. Ma su queste voci non c'è alcuna conferma.
Venerdì, 08 Agosto 2014
(Lettera 43)

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