Guerra in Siria. Il Libano sbarra l’ingresso ai palestinesi...





Secondo Human Rights Watch, si moltiplicano i casi di respingimento alla frontiera e aumenta il timore per la sorte dei profughi costretti a rientrare in un Paese in guerra. Sono oltre un milione quelli accolti nel Paese dei cedri 

di Sonia Grieco
Roma, 7 maggio 2014, Nena News – Il Libano sbarra l’ingresso ai palestinesi in fuga dalla guerra in Siria. Una politica non ufficiale, ma ampiamente messa in pratica alla frontiera per contenere l’arrivo dei profughi e in particolare dei palestinesi che vivono nei campi siriani, diventati terreno di scontro tra le milizie dell’opposizione e le truppe fedeli a presidente Bashar al Assad. A denunciare il comportamento “arbitrario” e “illegale” del governo di Beirut è stata l’organizzazione statunitenseHuman Rights Watch (HRW), venuta a conoscenza di diversi casi di deportazione di palestinesi.
Secondo l’Ong, un gruppo di alcune decine di palestinesi siriani è stato fermato al confine lo scorso week end e la maggior parte di loro sono stati respinti in Siria e non si sa come stiano, mentre alcuni si sono fermati vicino ai posti di blocco di Masnaa per paura di tornare nelle zone di guerra. Negli stessi giorni 41 palestinesi sono stati bloccati all’aeroporto di Beirut e in maggioranza sono stati deportati con l’accusa di essere in possesso di documenti contraffatti. Una fonte governativa anonima ha detto all’agenzia AFP che sebbene non esista un divieto assoluto all’ingresso dei profughi palestinesi, il governo preferisce che restino dove sono stati registrati, ovvero in Siria.
La presenza di oltre un milione di profughi dalla Siria (i palestinesi sono circa 50.000) sta mettendo a dura prova la tenuta del Paese dei cedri, alle prese con crisi economica e instabilità politica. Ieri i vertici della sicurezza e il ministro dell’Interno, Nouhad Machnouk, in un incontro hanno sottolineato la necessità di approntare nuovi meccanismi per l’ingresso dei siriani e dei palestinesi, negando l’esistenza di un apolitica dei respingimenti. Ma è diffuso il timore che la presenza di così tanti profughi siriani e palestinesi faccia saltare i fragili equilibri su cui si tiene il Paese. Ormai quasi un terzo dei quattro milioni di abitanti è composto da profughi che si aggiungono agli oltre 400.000 palestinesi che vivono nei 12 campi profughi del Libano dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948. Una situazione temporanea che è diventata permanente e che è tra le ragioni che hanno spinto il governo libanese a vietare l’apertura di campi di accoglienza, a differenza di Turchia e Giordania. Le condizioni di vita dei profughi dalla Siria sono precarie, l’accesso ai servizi non è garantito a tutti e anche l’Onu fatica a soccorrere i rifugiati sparsi per il Libano, nelle città, in insediamenti spontanei lungo le strade e, i palestinesi, nei campi profughi.
“Il governo libanese sta sostenendo un peso incomparabile con i rifugiati siriani che attraversano la sua frontiera, ma bloccare i palestinesi peggiora la situazione”, ha detto Joe Stork, vicedirettore di HRW per il Medio Oriente e il Nord Africa, “I palestinesi sono tra i più vulnerabili nel conflitto siriano e, come i cittadini siriani, sono in pericolo sia per le violenza generalizzata sia per gli attacchi diretti contro di loro”. In Siria i campi profughi palestinesi di Damasco, Aleppo e Deraa sono stati attaccati sia dalle truppe governative sia dalle milizie ribelli. Le preoccupazioni della Ong newyorkese sono state condivise anche dall’agenzia delle Nazioni Unite per i palestinesi, l’Unrwa, che ha parlato di violazione del diritti internazionale e del “principio del non-respingimento”, caposaldo della protezione internazionale dei rifugiati. 
(Nena News)

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