Raid israeliano contro la Siria...


Secondo attacco israeliano in Siria in tre giorni. Nella notte, come confermato da una fonte sotto copertura dell’intelligence, missili partiti da Tel Aviv hanno colpito una zona del territorio siriano a 15 di distanza dal confine con il Libano. Qui si trova infatti il centro di ricerca militare di Jamraya, già divenuto obiettivo in gennaio, quando Israele aveva sferrato il suo primo attacco.
Secondo le fonti e i video che si sono diffusi sulla rete, una grande palla di fuoco si è accesa nella notte, illuminando tutto come fosse giorno. Gran parte della montagna colpita è andata distrutta e subito è entrata in azione la contraerea.
Anche questa volta l’intenzione era quella di distruggere il centro, affinché non avvengano più rifornimenti di missili che da Damasco arrivano in Libano, destinati ad Hezbollah. Il gruppo sciita è infatti uno stretto collaboratore del regime di Assad, nonché acerrimo nemico di Israele e fedele alleato di Teheran. Proprio da qui, per voce del ministro degli esteri iraniano, arrivano accuse pesanti ad Israele, ritenuto una minaccia per tutto il Medio Oriente. Ha inoltre consigliato ai Paesi della regione di “levarsi con giudizio contro tale aggressione”.
Il clima nell’aria è davvero caldo. Netanyahu, primo ministro israeliano non commenta quanto accaduto se non sostenendo che bisogna assicurare la sicurezza ad Israele. Ma il fatto che il conflitto siriano nell’ultimo periodo stia sconfinando in diverse direzioni è un chiaro segnale di una situazione che sta precipitando.
L’Europa e gli Stati Uniti, ad ogni modo, continuano a mantenersi distaccate e non intendono intervenire.
Si aspettano i risvolti: fatta eccezione per le lingue di fuoco delle esplosioni, l’orizzonte sembra sempre più nero.
di Virginia Giustetto

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