Mohammed Abdullah: "Tre anni in incognito a Raqqa, l'Isis ci usava come scudi umani"...
L'avvocato e attivista ha vissuto sotto falsa identità nella capitale siriana dello Stato islamico appena liberata: "I jihadisti, molti anche stranieri, si mischiavano alla popolazione"
dal nostro inviato PIETRO DEL REPARIGI - Tre anni vissuti sotto falsa identità, nel cuore della capitale siriana dello Stato islamico. Protagonista di questa spaventosa avventura è Mohammed Abdullah, avvocato e attivista di Raqqa che per accudire i suoi anziani genitori dal 2104 ha ingannato la polizia islamista facendosi passare per un insegnante di arabo. "Se avessero capito chi ero mi avrebbero certamente decapitato, com'è successo a molti miei amici e colleghi", dice Abdullah, evacuato un mese fa dai quartieri occidentali della città e che raggiungiamo al cellulare. Due anni, via Skype, raccontò a Repubblica che i bombardamenti erano quotidiani e violentissimi, e che colpivano ogni quartiere. "Da allora, i caccia della coalizione non hanno mai smesso di bersagliare la città".
All'epoca ci disse che i vertici dell'Isis erano già fuggiti da Raqqa. Poi cos'è successo?
"È successo che piano piano molte delle loro roccaforti sono cadute e che loro sono stati costretti a tornare qui, dove hanno cominciato a mischiarsi con la popolazione, costringendo le famiglie a convivere con loro perché erano convinti che gli aerei della coalizione non avrebbero centrato case abitate dai civili. Il che era pura superstizione, poiché le bombe cadevano ovunque. Con l'avanzata delle truppe liberatrici sono rientrati anche quegli islamisti che s'erano rifugiati nei villaggi qui attorno".
È vero che i jihadisti hanno usato i civili come scudi umani?
"Sì, e hanno anche infarcito la città di mine anti-uomo e scavato tunnel per nascondersi e spostarsi senza dare nell'occhio. I loro cecchini sparavano soprattutto contro i civili che cercavano di fuggire, per pura ferocia e perché temevano che una volta rimasti soli in città sarebbero stati sconfitti più facilmente, com'è poi accaduto".
Come si sono svolte le ultime fasi della battaglia?
"Sabato scorso, durante un negoziato tra i generali delle forze siriane, i capi delle tribù locali e alcuni esponenti dell'Isis si è giunti all'evacuazione di circa tremila civili e di 275 jihadisti. Sulla sorte di questi ultimi ci sono versioni contrastanti, ma credo che saranno tutti giustiziati nei prossimi giorni, così com'è successo alla maggior parte di chi è rimasto a combattere. Ma c'è anche chi sostiene che non ci sia stata nessun'intesa: un gruppo d'islamisti avrebbe chiesto di poter lasciare la città presentandosi con un centinaio di ostaggi, che una volta fuori non avrebbe neanche liberato".
Ma sono stati evacuati soltanto islamisti siriani?
"Chi può dirlo? Uno sceicco locale ha dichiarato di aver visto parecchi stranieri tra quelli che hanno lasciato la città. Molti francesi, ceceni o macedoni hanno imparato l'arabo e per mischiarsi ai civili evacuati si sono impossessati di documenti d'identità di chi è morto sotto le bombe".
Al Baghdadi dov'è finito secondo lei?
"Se è ancora vivo, si trova sicuramente lontano da qui, magari nascosto vicino a Deir Ezzor, l'ultimo e sempre più ristretto bastione che gli rimane. Ma con la sconfitta di Raqqa, l'Isis perde un luogo strategico e fortemente simbolico, perché fu già proclamata capitale nel 796 dai califfi abbasidi: facendone la loro roccaforte questi moderni cialtroni volevano scrivere il loro nome nella grande storia araba".
Adesso che cosa accadrà?
"Gli islamisti fuggiti si stanno concentrando intorno a Deir Ezzor, da dove verranno
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