Contractor, Stefio svela la professione Ex militari. E analisti d'intelligence. Stefio spiega chi sono i «mercenari» privati....



  • Salvatore Stefio al rientro in Italia dopo il rapimento in Iraq nel 2004 (©GettyImages).

di Maria Elena Tanca

Amano il pericolo e sono pronti al rischio. Equilibrio, preparazione e propensione al sacrificio sono le qualità che dovrebbero avere. Anche perché i contractor devono spesso fare i conti con nemici senza pietà in zone di guerra. Come l'Iraq, dove con l'ascesa dello Stato islamico (Is) si sono moltiplicate le richieste delle grandi compagnie petrolifere per dotarsi dei professionisti della sicurezza.
CONTRACTOR PER L'IRAQ. A fine agosto è così apparso online un bando per l’arruolamento di contractor per il Paese mediorientale sempre più nelle mani dei jihadisti: nell'offerta di lavoro per le guardie private è spuntato il nome di Salvatore Stefio, il contractor che nel 2004 venne rapito in Iraq insieme con Umberto Cupertino, Maurizio Agliana e Fabrizio Quattrocchi. Quest'ultimo fu ucciso, ma Stefio, con gli altri tre compagni di prigionia, riuscì a salvarsi.
FORMAZIONE PER LE GUARDIE. La guardia privata ha smentito il coinvolgimento nell'iniziativa, ma resta il titolare di Resurgit, una ditta operante nei settori della sicurezza, sopravvivenza, gestione di crisi e antipirateria marittima. E, tra i servizi offerti, c'è anche quello di formare contractor.
UNA VENTINA QUELLI ALL'ESTERO. «Attualmente gli italiani all’estero in questo ruolo dovrebbero essere una ventina», spiega a Lettera43.it Stefio provando a far luce su una questione mai chiarita, visto che in Italia quella della guardia privata in territori di guerra è una professione non ancora regolamentata, eccezion fatta per il settore dell’antipirateria. E il loro guadagno minimo è «150-200 euro al giorno», ma può salire fino al doppio.

DOMANDA. L'espansione dell'Is ha moltiplicato le richieste di contractor in Medio Oriente. È vero che stanno reclutando anche gli italiani per l’Iraq?
RISPOSTA. In Iraq ci sono sempre stati gli italiani, soprattutto nel Sud. In Afghanistan pure. Ci sono e lavorano per società inglesi o americane.
D. Quanti sono gli italiani in missione?
R. Difficile quantificarli. Quelli nei Paesi a rischio saranno circa una ventina.
D. Appena?
R. Spesso la difesa è affidata a società locali, i cui uomini vengono coordinati o supervisionati da occidentali.
D. Quali sono le aree con maggiore richiesta di contractor?
R. Medio Oriente e Africa. Ma pure Sud America. Insomma, tutte le aree che sono classificate a rischio.
D. Cosa fa di preciso un contractor?
R. Ha diverse mansioni. Per esempio c'è la protezione ravvicinata - Personal security detail (Psd) - o la static security (sicurezza statica) per la vigilanza di una raffineria. E non solo.
D. Come si diventa guardia privata?
R. Serve una preparazione adeguata nel settore della sicurezza riferito ad aree ad alto rischio. Esistono percorsi di formazione offerti da strutture private, italiane e internazionali.
D. Una volta formati, i contractor mandano il loro curriculum alle aziende specializzate?
R. Sì, le società pubblicano sul loro sito web le varie opportunità di lavoro. Si spedisce il curriculum e si aspetta di essere selezionati, come avviene per qualsiasi altra professione.
D. Che caratteristiche vengono richieste agli aspiranti contractor?
R. Dipende molto dal tipo di incarico che deve essere affidato: per il Psd è necessario avere alle spalle una certa esperienza a livello militare. Ma se cercano un analista che si occupi di intelligence allora servono altre competenze.
D. È preferibile essere ex militari per ottenere un contratto?
R. È una scelta aziendale: c'è chi vuole cinque anni di esperienza nelle forze armate, ma c'è pure chi preferisce esperienze a livello privato.
D. Fisicamente servono caratteristiche particolari?
R. Bisogna essere allenati e avere una certa prestanza fisica, soprattutto se si ha un incarico operativo.
D. Altre particolarità?
R. Servono persone assolutamente equilibrate in tutto: l’equilibrio è in assoluto la caratteristica principale da possedere.
D. Si può essere contractor anche con qualche precedente penale?
R. Meglio non averne, ma chi assumere resta una scelta aziendale. Nessuna agenzia di sicurezza prende personale che abbia fatto qualcosa di grave in passato.

  • Al centro Salvatore Stefio durante il rapimento del 2004 in Iraq con Umberto Cupertino e Maurizio Agliana (©GettyImages).

D. Esistono anche in Italia agenzie specializzate per l'arruolamento?
R. Certo, io stesso ho una società internazionale, la Resurgit, che opera in Italia, in Libia e in Nigeria. E abbiamo personale sia italiano sia locale.
D. Eppure da noi le cose funzionano in modo differente da Regno Unito e Usa.
R. Sì, il mercato italiano è diverso perché inglesi e americani hanno quasi il monopolio su questo tipo di attività all’estero. Nel nostro Paese l’introduzione della legge sull’antipirateria e il contrasto alla pirateria marittima ha permesso agli armatori di avere personale privato per la sicurezza. Ma solo per il settore marittimo c'è una regolamentazione.
D. Che cosa prevede?
R. Per esempio svolgere questa professione impone di ottenere l’autorizzazione della prefettura. Che può dare il suo via libera anche a semplici istituti di vigilanza.
D. E per gli altri settori?
R. Le società che hanno qualche appalto di sicurezza in aree a rischio hanno necessità di avere una licenza del governo locale.
D. Esistono delle linee guida per le procedure da adottare?
R. Solitamente sono standardizzate e si riferiscono alla protezione dei beni o dei dipendenti di un’azienda. E poi c'è la regolamentazione internazionale International code of conduct for private security service providers (Icoc).
D. Che cosa sarebbe?
R. Si tratta di un codice internazionale di comportamento per quanto riguarda le operazioni private di sicurezza all’estero e la maggior parte delle società si adegua a questa regolamentazione.
D. Qual è il giro d’affari che c’è in questo settore, sia in Italia che all’estero?
R. All’estero è grandissimo, non lo so nemmeno quantificare. La sicurezza è fondamentale e determinante per permettere al cliente di proseguire il suo business. In Italia è un po’ meno.
D. Quanto guadagna in media un contractor che opera all'estero?
R. Nel settore dell’antipirateria si parte da 150 euro lordi al giorno. Per le operazioni di terra, si va a un minimo di 200 euro lordi al giorno. Poi dipende dagli incarichi che si ricevono, dall'esperienza e dal rischio del Paese in cui si opera. Si può arrivare a guadagnare anche il doppio.
D. Esistono mansioni ufficiose accanto a quelle ufficiali?
R. Ogni società di sicurezza agisce in modo differente. Esistono aziende legate a un particolare governo e ufficiosamente trasmettono informazioni sul territorio in cui operano. Gli americani lo fanno alla luce del sole, senza nascondersi.
D. Le guardie private sono usate anche per operazioni militari?
R. Ci sono state in passato società che offrivano solo ed esclusivamente consulenza militare a tutti i livelli. Ma si tratta di un'altra cosa e c'è molta confusione in proposito. C'è una distanza enorme tra le società di sicurezza privata e le società militari private.
D. Però i rischi sono gli stessi.
R. I rischi fanno parte di questo mestiere. Ci sono tre possibilità: tornare a casa, morire o essere catturati.
D. E lei ne sa qualcosa.
R. Sì, fui catturato in Iraq nel 2004 con alcuni colleghi come Quattrocchi, che poi venne ucciso. Ma prima di quell’esperienza, avevo già lavorato tanti anni in Africa: anche là c'erano molti rischi, ma per fortuna tutto è andato bene.
D. Quindi sempre convinto di aver fatto la scelta giusta diventando contractor?
R. Dopo un’esperienza militare, mi sono occupato di sicurezza in ambito civile. È stato un percorso lineare.
D. Consiglierebbe questo lavoro?
R. Lo consiglio a chi è motivato interiormente a proteggere altre persone. Ma se è una questione economica lo sconsiglio.
D. Come dovrebbe muoversi l'Occidente contro l'Is?
R. Il governo dovrebbe sviluppare un concetto di difesa territoriale utilizzando i civili: una sorta di guardia nazionale che possa far fronte a qualsiasi tipo di emergenza a supporto delle forze armate.
D. Qual è la sua paura?
R. Secondo la mia esperienza, credo che possiamo essere coinvolti in un atto di terrorismo. E non solo, anche di tentativi di conquista.
D. Addirittura?
R. I jihadisti sono arrivati fino alla Libia e l'Africa non è così distante dall'Italia.

(Lettera 43)


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