Infibulazione e mutilazioni genitali femminili nel terzo millennio...







Il grado di istruzione alla base dell'emancipazione sociale e femminile


L'infibulazione è una mutilazione degli organi genitali femminili ("FGM", da Female Genital Mutilation). La forma più grave (infibulazione "faraonica", che richiama tradizioni egiziane) consiste nell' asportazione del clitoride, delle piccole labbra e di parte delle grandi labbra (escissione) il più delle volte con un coltello o una lametta; nella successiva cucitura della vulva (resta aperto un buco per permettere di urinare e fare scaricare il mestruo).
Vi sono bambine e ragazzine che, nell'immediato della mutilazione, muoiono a causa di emorragie, infezioni, shock. Questi brutali interventi sul corpo delle donne, spesso creano danni alle funzioni sessuali e riproduttive ma anche una semplice necessità quotidiana, come "fare pipì", può diventare un supplizio ricorrente; e per sempre. L' UNICEF ha pubblicato nel 2013, un consistente rapporto sull'argomento, di circa 200 pagine, intitolato "Female Genital Mutilation/Cutting: A statistical overview and exploration of the diynamics of change" da cui risulta che circa 125 milioni di donne tra i 15 e 49 anni, originarie di 29 Paesi del mondo (soprattutto dall'Africa) hanno subito l'infibulazione. Il 20 per cento soltanto in Egitto.
L' Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, "World Health Organization") stima invece tra i 100 ed i 140 milioni le donne mutilate a livello genitale. La differenza tra stime è facilmente comprensibile se pensiamo che in alcuni Paesi (esempio, in Italia, dal 2006) ci sono leggi che puniscono la mutilazione genitale per cui, chi la subisce passivamente, senza reagire, nonostante che la vieti una legge, non risulta inclusa nelle statistiche perché tutto rimane nell'ombra fino a quando, un giorno, non necessiti di una visitata del ginecologo. Amnesty International, con la campagna "End FGM" spiega cosa sia la FGM, perché venga praticata, dove e come venga praticata. La lettura di questi dati è impressionante e si scopre che chi subisce la mutilazione dei genitali, più spesso, ha tra zero e 15 anni.
Le ragioni di questa "tradizione" possono essere di ordine religioso, culturale (considerato un rito di iniziazione che sancisce il passaggio al mondo degli adulti); convincimenti culturali, che mirano a "certificare" la supremazia del marito all'interno della coppia; motivi di igiene; controllo della sessualità, perché il desiderio sessuale della donna deve essere represso, essendo un'indiscutibile colpa. Il rapporto dell'UNICEF precisa a chiare lettere che l' istruzione è uno strumento fondamentale per favorire i cambiamenti culturali: "più le madri sono istruite, minori sono i rischi che le loro figlie vengano mutilate". E se le figlie vanno a scuola, parlando con le coetanee, confrontandosi con altre culture, arrivano a rifiutare una pratica che, per donne che oggi hanno tra i 45 ed i 49 anni, era una volta "normale" e passivamente accettata.
Quindi, per i cambiamenti sociali servono le leggi ma soprattutto l'istruzione. Vale anche per il genere maschile: perché il rapporto UNICEF ci dice che oggi un gran numero di uomini e di ragazzi è contrario alle mutilazioni genitali delle donne, in generale e soprattutto delle donne che amano. L'istruzione apre gli occhi; crea emancipazione ed importanti cambiamenti sociali. Quindi, care ragazze e cari ragazzi, studiate, per la vostra emancipazione e per quella della vostra famiglia, anche futura.

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