Cnn: incursione aerea israeliana in Siria. Civili in fuga dalla città costiera di Banyas...
La rete televisiva cita fonti dell'amministrazione Usa. Il raid, confermato da fonti ufficiali israeliane, sarebbe avvenuto ieri e avrebbe avuto come obiettivo un carico di missili. Centinaia di famiglie stanno abbandonando i quartieri sunniti della città portuale dove è in atto una strage di civili..
NEW YORK - Israele ha condotto ieri un'incursione aerea in Siria. Lo riferisce la Cnn citando non meglio precisate fonti dell'amministrazione Obama. In seguito l'attacco è stato confermato da fonti ufficiali israeliane, che hanno spiegato che è stato preso di mira un carico di missili era diretto al gruppo libanese Hezbollah. Le fonti hanno parlato a condizione di mantenere l'anonimato perché si tratta di una vicenda coperta dal segreto militare. Riferiscono che l'attacco è avvenuto venerdì, ma non hanno precisato dove. Il carico non conteneva armi chimiche, ma armi definite "game changing", cioè capaci di cambiare completamente gli sviluppi della situazione. In precedenza fonti ufficiali statunitensi avevano riferito ad Associated Press che l'attacco aereo israeliano in territorio siriano era avvenuto nella notte fra giovedì e venerdì e che sembrava fosse stato preso di mira un deposito di armi.
In passato il governo israeliano ha chiarito avrebbe potuto intervenire militarmente per impedire che gli armamenti di Damasco cadano nelle mani di gruppi militanti, a cominciare dagli Hezbollah libanesi. Nel gennaio scorso, gli israeliani hanno bombardato in territorio siriano un convoglio che probabilmente trasportava armi destinate proprio alla formazione sciita.
La strage di Banyas. Intanto centinaia di famiglie hanno abbandonato i quartieri sunniti della città portuale siriana di Banyas per sfuggire "un nuovo massacro" analogo a quello denunciato di recente nella vicina località di Bayda. Lo riferiscono attivisti dell'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo, vicini agli insorti. Le stesse fonti, due giorni fa, avevano attribuito a forze fedeli al presidente Bashar al-Assad un eccidio compiuto a Bayda nel quale sarebbero state uccise 40 persone, fra cui donne e bambini. A testimonianza della strage in atto anche a Banyas, su internet stanno circolando immagini molto di crude civili uccisi, fra cui intere famiglie e bambini, e giovani sottoposti a esecuzioni sommarie.
Gli Usa e il conflitto siriano. Mentre in Siria la guerra tra il regime di Bashar Al Assad e i ribelli continua a mietere vittime tra la popolazione civile, la comunità internazionale continua a interrogarsi su come intervenire per porre fine al conflitto. Soprattutto di fronte alle denunce sempre più argomentate sull'uso di armi chimiche da parte delle forze governative. A questo proposito il presidente americano Barack Obama ha detto di non prevedere circostanze che richiedano l'invio di truppe di terra statunitensi: "Non vedo uno scenario di questo tipo. Non sarebbe bene non solo per l'America ma neppure per la Siria". Il capo della Casa Bianca ha aggiunto di essersi consultato con i leader mediorientali che vogliono la caduta di Assad e concordano sul fatto che un intervento militare statunitense non sarebbe opportuno: dopo quelli Afghanistan e in Iraq, non farebbe altro che alimentare il sentimento anti-americano nella regione. Obama ha inoltre ripetuto che al momento non è chiaro quando e dove le forze del regime abbiano utilizzato armi chimiche.
L'ipotesi più probabile, al momento, è che gli Stati Uniti imprimano una virata alla loro politica sul conflitto siriano decidendo di armare i ribelli. Questo, almeno, è quanto si deduce dalle dichiarazioni del segretario alla difesa Chuck Hagel, secondo il quale anche questa opzione è da "considerare con i partner e la comunità internazionale"...
In passato il governo israeliano ha chiarito avrebbe potuto intervenire militarmente per impedire che gli armamenti di Damasco cadano nelle mani di gruppi militanti, a cominciare dagli Hezbollah libanesi. Nel gennaio scorso, gli israeliani hanno bombardato in territorio siriano un convoglio che probabilmente trasportava armi destinate proprio alla formazione sciita.
La strage di Banyas. Intanto centinaia di famiglie hanno abbandonato i quartieri sunniti della città portuale siriana di Banyas per sfuggire "un nuovo massacro" analogo a quello denunciato di recente nella vicina località di Bayda. Lo riferiscono attivisti dell'Osservatorio siriano dei diritti dell'uomo, vicini agli insorti. Le stesse fonti, due giorni fa, avevano attribuito a forze fedeli al presidente Bashar al-Assad un eccidio compiuto a Bayda nel quale sarebbero state uccise 40 persone, fra cui donne e bambini. A testimonianza della strage in atto anche a Banyas, su internet stanno circolando immagini molto di crude civili uccisi, fra cui intere famiglie e bambini, e giovani sottoposti a esecuzioni sommarie.
Gli Usa e il conflitto siriano. Mentre in Siria la guerra tra il regime di Bashar Al Assad e i ribelli continua a mietere vittime tra la popolazione civile, la comunità internazionale continua a interrogarsi su come intervenire per porre fine al conflitto. Soprattutto di fronte alle denunce sempre più argomentate sull'uso di armi chimiche da parte delle forze governative. A questo proposito il presidente americano Barack Obama ha detto di non prevedere circostanze che richiedano l'invio di truppe di terra statunitensi: "Non vedo uno scenario di questo tipo. Non sarebbe bene non solo per l'America ma neppure per la Siria". Il capo della Casa Bianca ha aggiunto di essersi consultato con i leader mediorientali che vogliono la caduta di Assad e concordano sul fatto che un intervento militare statunitense non sarebbe opportuno: dopo quelli Afghanistan e in Iraq, non farebbe altro che alimentare il sentimento anti-americano nella regione. Obama ha inoltre ripetuto che al momento non è chiaro quando e dove le forze del regime abbiano utilizzato armi chimiche.
L'ipotesi più probabile, al momento, è che gli Stati Uniti imprimano una virata alla loro politica sul conflitto siriano decidendo di armare i ribelli. Questo, almeno, è quanto si deduce dalle dichiarazioni del segretario alla difesa Chuck Hagel, secondo il quale anche questa opzione è da "considerare con i partner e la comunità internazionale"...
(la Repubblica.it)
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