Armi e armamenti, la Gran Bretagna è il secondo mercante di morte al mondo...





di 

Quello delle armi è uno dei business più remunerativi sul piano internazionale e ogni conflitto garantisce sempre delle importanti opportunità per i mercanti di armi: secondo il governo della Gran Bretagna oggi il Regno è il secondo più grande trafficante di armi del mondo, specializzato in particolare nelle forniture belliche in Medio Oriente.
L'unica nazione al mondo che supera i volumi d'affari britannici in questo settore sono gli Stati Uniti d'America. I dati sono stati raccolti ed analizzati dallo UK Trade and Investments, un ente governativo che promuove le esportazioni britanniche all'estero, mostrano chiaramente come negli ultimi 10 anni Londra abbia progressivamente aumentato le proprie esportazioni di armi, superando la Russia, la Cina e la Francia e vendendo armi, dal 2010 ad oggi, a 39 dei 51 paesi classificati “non liberi” nella classifica annuale di Freedom House sulla libertà nel mondo.
Il governo britannico ha stilato inoltre, ad uso interno, diverse liste di Paesi del mondo con criticità: in un elenco di 30 paesi inseriti in una di queste liste, relativa alle criticità sul rispetto dei diritti umani, Londra ha venduto armi a 22 di questi paesi. “Pecunia non olet” disse l'imperatore Vespasiano al figlio Tito, ed anche oggi sembrano essere ben pochi gli scrupoli in senso commerciale nel mercato delle armi.
È importante inquadrare bene la questione, dal punto di vista semantico, per comprendere bene la problematica: in questo caso si parla solo marginalmente di armi leggere, mercato nel quale l'Italia sul piano internazionale supera di gran lunga la Gran Bretagna, ma di armamenti veri e propri.
Due terzi delle armi vendute dal Regno Unito all'estero sono utilizzate in diversi conflitti in Medio Oriente, la cui instabilità politica e sociale si riflette sulla stessa Gran Bretagna con le - poco velate - minacce di diversi truppi islamisti radicali, legati ad al-Qaeda o a Daesh. Segno di come il benessere economico immediato che deriva dalla vendita di armi sia in realtà una semplice illusione che svanisce nel clima di paura e insicurezza che si vive in tutto l'occidente.
In un rapporto pubblicato quest'estate lo UK Trade and Investments si vanta di come il Regno sia “uno dei maggiori esportatori di strumenti di difesa […] il princpale esportatore in Europa”: in una classificadel 2014 stilata dallo Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI) il Regno Unito, all'epoca al quarto posto, vendeva armi principalmente ad Arabia Saudita (705 milioni di dollari l'anno) e all'Indonesia (541 milioni). Dal canto suo l'Arabia Saudita era, all'epoca, al quarto posto nel mondo relativamente alla spesa militare generale: i Saud infatti hanno investito in armamenti il 10,4 per cento del Pil del Regno, 80,8 miliardi di dollari, più di 2,5 miliardi l'anno solo nel 2014.
Il Regno Unito ha letteralmente scalato le classifiche negli ultimi 10 anni conquistando ampie fette di mercato sul piano internazionale ma di fatto contraddicendo se stesso: nonostante sia membro permanente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e nonostante diversi organi delle stesse Nazioni Unite abbiano più volte accusato l'Arabia Saudita di commettere crimini di guerra nellacampagna militare contro i ribelli Houthi in Yemen, Londra continua - ed anzi ha aumentato - a foraggiare gli arabi con sistemi missilistici di precisione, aerei da guerra e bombe di diverso tipo.
Tra il 2010 e il 2015 il governo britannico ha rilasciato licenze per la vendita di armi a paesi come la Cina, l'Oman, il Turkenistan e gli Emirati Arabi Uniti per un valore totale di 10 miliardi di sterline e 7,9 miliardi di sterline di armamenti sono stati venduti a Paesi indicati dallo stesso Foreign Office, il Ministero degli Esteri britannico, come nazioni con “il numero più grande di violazioni di diritti umani”.
Secondo il quotidiano inglese The Independent oltre all'Arabia Saudita gli inglesi vendono armi a Israele (componenti per droni da guerra e attrezzature da fanteria), Bahrain (mitragliatrici pesanti), Maldive (fucili d'assalto) e Turkmenistan (armi e munizioni). L'ipocrisia inglese è tutta nelle autorizzazioni al commercio: in questo settore infatti è impossibile agire legalmente senza l'autorizzazione del governo di Londra; sono gli stessi ministri a firmare le autorizzazioni alle aziende per il commercio di armi internazionale, gli stessi membri del governo che afferma di voler promuovere il rispetto e la tutela dei diritti umani e della pace nel mondo. Una panoramica piuttosto critica, se consideriamo inoltre che in una zona di guerra è impossibile garantire un effettivo controllo degli armamenti: il governo inglese afferma che i protocolli per le autorizzazioni alle esportazioni sono“durissimi”, così come le procedure d'esame per concedere tali autorizzazioni...
(International Business Times)

Commenti

Marinella ha detto…
Che merde, invece di vendere armi sarebbe meglio diventassero botanici e vendessero fiori

AIUTIAMO I BAMBINI DELLA SCUOLA DI AL HIKMA

Post più popolari

facebook