Iraq, a Baghdad esplodono quattro autobomba: almeno 12 morti 75 i feriti. Continua la fuga dei cristiani....





Tensione altissima in Iraq.
È salito ad almeno 24 morti e 75 feriti il bilancio di cinque attentati con autobomba, alcune guidate da kamikaze, compiuti il 19 luglio a Baghdad, secondo fonti del ministero dell'Interno.
ATTENTATO PIÙ GRAVE A PIAZZA ADEN. L'attentato più grave è avvenuto sulla piazza Aden, nel quartiere settentrionale di Kadhimiya, dove 9 persone sono state uccise e 19 ferite.
Altre esplosioni sono avvenute vicino ad una moschea sciita nel quartiere sud-occidentale di Bayya, nell'area di Abu Dshir, nel sud della città e in quelle sud-occidentali di Jihad e Ilam.
Un tenente colonnello impiegato al ministero dell'Interno è stato ucciso da una bomba magnetica applicata alla sua auto nell'Est della capitale, mentre un maggiore ha perso la vita per l'esplosione di un ordigno al passaggio della sua auto a sud della città.
A MOSUL CRISTIANI IN FUGA. Ma nello Stato islamico la situazione è molto delicata anche per i cristiani. Praticamente l'intera comunità cristiana di Mosul, la seconda città dell'Iraq caduta nel giugno 2014 nelle mani dei jihadisti dello Stato islamico, è stata costretta a fuggire nelle ultime ore, dopo che i miliziani avevano intimato loro di convertirsi all'Islam o di pagare la Jiziya, il prezzo della 'protezione' alle minoranze religiose previsto dall'antica legge islamica.
A Mosul hanno lasciato le loro case e tutti i loro averi, che sono stati requisiti dai jihadisti. Mentre, secondo diversi testimoni, lungo la strada sono stati fermati ai posti di blocco dello Stato islamico, dove sono stati derubati anche del denaro e degli oggetti di valore che erano riusciti a portare con loro e delle loro auto.
PALAZZO EPISCOPALE IN FIAMME. «Gli hanno rubato tutto, li hanno insultati, li hanno lasciati così, in pieno deserto», ha detto dai microfoni di Radio Vaticana il patriarca della Chiesa siro-cattolica, Ignace Joseph III Younan, aggiungendo che il palazzo episcopale dei siro-cattolici a Mosul è stato dato alle fiamme.
Il patriarca ha incontrato stamani in Vaticano l'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, mentre Papa Francesco sta seguendo con grande preoccupazione e vicinanza la situazione in Iraq, dove la comunità cristiana sembra ormai a rischio sopravvivenza.
«DISASTRO UMANITARIO». Il patriarca della Chiesa caldea, Louis Sako, ha parlato del pericolo di un «disastro umanitario» e di una «tragedia storica», facendo appello alla coscienza di ogni persona, in Iraq e nel mondo, perché sia garantita la libertà di religione.
DIMEZZATI I CRISTIANI IN IRAQ. Da anni ormai, dopo la caduta dell'ex regime di Saddam Hussein e le violenze interconfessionali che ne sono seguite, la comunità cristiana irachena è esposta al pericolo.
Si calcola che dei circa 1,5 milioni di cristiani che vivevano prima nel Paese, ne siano rimasti meno della metà.
Circa 25.000 vivevano a Mosul fino a un mese fa.
NEL MIRINO LE MINORANZE. Ma i miliziani dell'Isis che in giugno si sono impossessati di questa città e di vaste regioni nel Nord del Paese hanno preso di mirino anche gli appartenenti ad altre minoranze, come quella degli Shabaki e degli Yazidi, oltre che gli odiati nemici musulmani sciiti.
Hanin al Qaddu, un parlamentare sciita, ha denunciato il 19 luglio «il sequestro di circa cento famiglie» di questa confessione a Mosul, delle quali non si hanno più notizie.
A inizio luglio i miliziani dell'Isis avevano indicato a scopo intimidatorio le abitazioni dei cristiani con una grande 'N' sulla porta e quelle degli sciiti con una 'R'.
Lo scopo era di far vedere a tutti che lì abitavano dei 'Nazareni', come erano chiamati i cristiani nei tempi andati nei Paesi arabi, o dei 'Rawafed', cioè 'coloro che rifiutano' la vera religione, come gli estremisti sunniti chiamano gli sciiti.
Sabato, 19 Luglio 2014
(Lettera 43)

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