Dubai, un siriano che fugge dalla guerra rimane bloccato all'aeroporto, come Tom Hanks in "The Terminal"...

Jarad, 34 anni, uscito dalle carceri di Dubai per buona condotta dopo esserci finito nel 2010 per un caso di droga, è bloccato all'aeroporto dell'emirato, senza passaporto, senza un paese che lo accetti, con la determinazione a non rientrare in Siria dove, dice, rischia la vita...

DUBAI - Come Tom Hanks nel film The Terminal. Purtroppo per lui, però, non si tratta di cinema, ma di vita vera. Il protagonista di questa odissea si chiama Wasfi Taysir Jarad, giovane siriano in attesa da 16 giorni al Terminal 2 dell'aeroporto di Dubai, per un volo che appare ormai come un miraggio. Maglietta bianca, jeans, un giubbotto di pelle marrone, una piccola valigia: un passeggero come un altro in attesa, ma con il tabellone delle partenze che non indica la sua destinazione.

La famiglia nel campo profughi di Al Zatari.
Siriano, 34 anni, uscito dalle carceri di Dubai per buona condotta dopo esserci finito nel 2010 per un caso di droga, Jarad è bloccato all'aeroporto dell'emirato, senza passaporto, senza un paese che lo accetti, con la determinazione a non rientrare in Siria dove, dice, rischia la vita. La sua disavventura è iniziata nel momento in cui si è rivolto al consolato per il rinnovo del passaporto, scaduto mentre era in prigione. Il rinnovo è stato negato e al posto del passaporto ha ricevuto un out-pass, un documento che gli consente di ritornare nel paese d'origine. Dalla Siria dilaniata dalla guerra civile la famiglia di Jarad è già fuggita, in Giordania, e si trova nel campo profughi di Al Zatari.

Oltre la fantasia di Spilberg e Hanks. E' per la Giordania che Jarad ha acquistato il primo biglietto aereo, due settimane fa. All'arrivo ad Amman è però stato respinto e ricondotto sull'aereo, che lo ha riportato negli Emirati Arabi Uniti. Ha provato poi con il Libano, ma la stessa storia si è ripetuta a Beirut. Fallito anche il terzo tentativo, in Turchia. E negli Emirati non può rimanere perchè ex-detenuto. "Mi sono appellato alle autorità di Giordania, Libano e Turchia, ma senza alcun successo", ha raccontato Jarad al Gulf News, riportando la sua storia che ricorda le peripezie di Viktor Navorski, cittadino di una immaginaria nazione dell'Europa dell'est, la Krakozia, bloccato al Jfk di New York perché il suo paese ha subito un colpo di Stato e il nuovo governo non è stato riconosciuto dagli Usa. Ma quello era solo un film della coppia Spielberg-Hanks, che al massimo prenderebbero una supersuite in un hotel dell'aeroporto in caso di semplice ritardo del loro volo in business-class.

Per lui, Jarad, questa è vita vera. Nella vita vera, invece, Jarad vede il futuro sempre più scuro e l'alternativa più sicura gli sembra quella di ritornare in una cella del carcere di Dubai. I soldi sono finiti. Vive di carità e gentilezze: un hamburger regalato, vouchers donati da Flydubai. Biancheria recapitata da un amico. Due cambi che lava nel lavandino del bagno. Legge i giornali, guarda la televisione semi-muta del terminal, comunica con la famiglia via WhatsApp mentre spera che il suo caso arrivi all'attenzione di qualcuno che lo possa aiutare. E finalmente farlo volare - ed entrare - in un altro paese. Chissà se lo sfortunato Jarad ha visto The Terminal che, come tutte le commedie, ha un lieto fine....
(R.it) EMERGNZA

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