Siria, diserzione di massa nell'esercito Settanta ufficiali scappano in Turchia Sei generali e 22 colonnelli accolti in un campo profughi. L'Egitto chiude l'ambasciata e rompe i rapporti con Damasco...

Perde i pezzi in Siria il fronte del regime di Bashar al-Assad. Sei generali e 22 colonnelli siriani hanno disertato e sono scappati in Turchia, insieme alle proprie famiglie per «cercare rifugio». In tutto 71 ufficiali hanno lasciato le fila dell'esercito regolare, insieme a due poliziotti, e sono stati trasferiti nel campo vicino ad Antiochia, lungo il confine, che ospita appunto i militari siriani disertori. È la più massiccia diserzione tra le forze leali al regime di Assad da diversi mesi a questa parte. Secondo l'agenzia di stampa Anadolu, 202 persone sono arrivate nella città di Reyhanli che si trova al confine tra i due Paesi e sono state trasferite nel campo profughi.
ARMI CHIMICHE - E diventa sempre più difficile il lavoro diplomatico internazionale. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha deciso di rompere definitivamente tutti i rapporti con la Siria e di chiudere l'ambasciata siriana al Cairo. L'amministrazione del Cairo ha anche ritirato il suo rappresentante diplomatico da Damasco. Anche a Washington l'aria che tira non è amichevole. Dopo la notizia dell'uso di armi chimiche da parte dell'esercito di Assad e la promessa di aiuti ai ribelli da parte degli Usa, il segretario di Stato John Kerry ha detto che l'uso di gas e il maggior coinvolgimento di Hezbollah«minacciano di rendere impossibile il raggiungimento di una soluzione politica del conflitto». Kerry ha avuto un colloquio telefonico con il ministro degli Esteri iracheno, Hoshyar Zebari. «Il segretario ha riaffermato che gli Stati Uniti continuano a lavorare in modo aggressivo per una soluzione politica con l'obiettivo di un secondo incontro di Ginevra - si legge nella dichiarazione del Dipartimento di Stato - ma anche che l'uso delle armi chimiche e il sempre maggior coinvolgimento di Hezbollah dimostrano la mancanza di impegno da parte del regime per i negoziati e minacciano di allontanare un accordo politico».
F-16 E PATRIOT IN GIORDANIA - Il Pentagono ha poi deciso di lasciare i caccia F-16 e i missili Patriot in Giordania anche dopo la fine delle esercitazioni congiunte previste a fine giugno, a pochi chilometri dal confine con la Siria. Il segretario americano alla Difesa, Chuck Hagel, «ha approvato la richiesta proveniente dal Regno di Giordania di mantenere in loco gli F-16 e i missili Patriot anche dopo la conclusione dell'esercitazione 'Eager Lion' della prossima settimana», ha detto il portavoce del Pentagono. Una decisione che irrita la Russia, che denuncia il tentativo di «rinforzare una no-fly zone sulla Siria». Lo ha detto il ministro degli Esteri Sergei Lavrov, durante una conferenza stampa a Mosca con il ministro Emma Bonino dopo un incontro bilaterale. «Non bisogna essere degli esperti per dire che una no-fly zone violerebbe le leggi internazionali - ha detto Lavrov -. Ci sono indiscrezioni sui media occidentali circa serie considerazioni di creare una no-fly zone sulla Siria attraverso il dispiegamento di missili anti-aereo Patriot e di jet F-16 in Giordania»...
(Corriere della Sera)

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