Jessica fu uccisa con 85 coltellate: il femminicidio dimenticato perché l'assassino è italiano...


Il pm Roveda ha chiuso l’inchiesta sull’omicidio della 19enne in un appartamento di via Brioschi, a Milano. Al tranviere, Alessandro Garlaschi, è contestato l’omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi.


Claudia Sarritzu
All'inizio si era detto che furono 40 le coltellate sul corpo di Jessica Valentina Faoro ma oggi si scopre che sono state più del doppio: 85. Non cambia le cose, forse fa più male a noi, vivi, che restiamo qui con l'ennesimo femminicidio da spiegare ai nostri figli.

Perché Alessandro Garlaschi ha colpito a morte una ragazzina di 19 anni proprio perché non voleva essere sua, il femminicidio è questo: è un uomo che uccide quasi sempre una donna che conosce perché lo rifiuta. Dopo aver massacrato la ragazza aveva pure bruciato il tronco del corpo della giovane, ormai senza vita. Perché si vuole cancellare completamente la donna come individuo, incenerire la sua persona.

Si sono chiuse così le indagini del pm Cristiana Roveda in vista della richiesta di rinvio a giudizio, nei confronti del tranviere 39enne. All'uomo viene contestato l’omicidio aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi e il vilipendio di cadavere per quel terribile assassinio avvenuto nel febbraio scorso nel suo appartamento di via Brioschi a Milano.

Jessica però ha subito un altro grande torto, in una Italia tutta spostata a destra e intrisa di razzismo. E' morta nel momento sbagliato, è morta nei giorni di Pamela, altra ragazza massacrata "in quanto donna" ma in quel caso i sospettati hanno la pelle scura quindi l'odio politico e dei social si è riversato tutto sul suo femminicidio. Come se morire per mano di un nero sia peggiore, più doloroso e insopportabile. Lo stesso femminicidio che portò Luca Traini a sparare a Macerata a degli innocenti, colpevoli di essere neri con la scusa della vendetta. Ma invece fu solo razzismo. Impossibile dimenticare quella settimana sanguinosa.

L’uomo è accusato anche di sostituzione di persona per aver presentato la moglie (risultata estranea all’indagine) come sua sorella. Nella ricostruzione di inquirenti e investigatori la 19enne, che viveva in casa dell’uomo come ragazza alla pari, la sera prima di essere uccisa era uscita per un appuntamento con un ragazzo ed era rincasata intorno alle 21. Mezz’ora dopo il 39enne aveva accompagnato la moglie dalla suocera a Novegro, nel Milanese, dove la donna aveva trascorso la notte. Aveva anche lasciato un biglietto sul comodino della camera da letto alla giovane, con scritto: "Ciao bimba, sai che tvb. E ci tengo un casino a te! Stasera spero che mi starai facendo `qualcosina´ oltre al dvd, ma devi fare tutto tu e dirmi quando iniziare. Mi raccomando con il tipo stasera...".

Garlaschi ha messo a verbale che Jessica gli avrebbe detto "tu mi stai troppo addosso". Poi lo avrebbe ferito probabilmente per minacciarlo di non avvicinarsi a lei, con lievi coltellate alle mani. Da lì sarebbe scattata la furia omicida dell’uomo, che nel corso degli interrogatori ha però affermato di non rammentare quanto accaduto e di ricordare solo di aver colpito Jessica con tre coltellate leggere e poi il "buio".

Il tranviere, che ha negato qualsiasi approccio di tipo sessuale, ha ammesso però che Jessica gli piaceva e ha raccontato che in cambio dei lavori domestici, oltre a ospitarla, le avrebbe pagato i vestiti, il parrucchiere, e le avrebbe trovato anche un lavoro, aggiungendo che il giorno dopo il brutale assassinio, lei avrebbe dovuto sostenere un colloquio. Il difensore di Garlaschi, l’avvocato Francesca Santini, ha nominato un consulente, uno psichiatra, affinché accerti il suo stato di salute mentale e la sua capacità di intendere e volere.

Noi preferiamo ricordare Jessica e Pamela allo stesso modo. Perché non conta chi le ha massacrate, conta che siano state massacrate e questo orrore non avvenga mai più...

(Globalist)

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