Grecia, il sindaco di Salonicco aggredito da un gruppo di nazionalisti di estrema destra...


Yiannis Boutaris preso a calci e pugni mentre partecipava alle commemorazioni del Genocidio dei greci del Ponto.


Marta Ottaviani
Momenti di grande tensione ieri in Grecia. Il Sindaco di Salonicco, Yiannis Boutaris, 75 anni e considerato fra le figure più di spicco e tolleranti della politica ellenica è stato brutalmente attaccato nella sua città mentre partecipava alle commemorazioni del Genocidio dei greci del Ponto, un massacro su larga scala della minoranza greca operato sul finire dell’impero ottomano e che sarebbe costato la vita a circa 350mila persone. 

Boutaris è stato colpito da un gruppo di nazionalisti di estrema destra, che non approvavano la sua partecipazione alle commemorazioni. «È stato un incubo – ha dichiarato il sindaco alla stampa greca – ho visto un gruppo di persone inferocite ammassarsi verso di me e iniziare a colpirmi ovunque». Boutaris è stato preso a calci e sberle sulla testa e sulle gambe. Alcuni gli hanno anche tirato delle bottiglie.

                               

  Lo staff del primo cittadino è riuscito a portarlo in salvo solo dopo diversi minuti. Il sindaco è stato portato d’urgenza all’ospedale di Salonicco, dove ha trascorso la notte. Unanime il coro di condanna dell’attacco. Il premier greco, Alexis Tsipras, che l’anno prossimo dovrà affrontare le elezioni politiche, ha parlato di «un attacco fascista con il chiaro obiettivo di intimidire». 

La giornata era iniziata nel segno della tensione. Boutaris aveva fatto il suo ingresso della cattedrale fra i fischi e i cori dei fedeli. A decine gli hanno urlato di lasciare la cerimonia. Conclusa la commemorazione religiosa è avvenuto l’attacco. L’anziano sindaco è noto nel Paese per le sue vedute anti nazionaliste e per essere sempre stato un fautore della ripresa del dialogo con la Turchia.

Salonicco è la città più insidiosa per la politica greca, ancora più della capitale Atene. Non solo qui è nato Mustafa Kemal Ataturk, il fondatore della Turchia moderna, il ché la rende oggetto costante delle attenzioni di Ankara. Con lo scoppio della crisi dei migranti, questo porto, da sempre crocevia di rotte commerciali, è diventato anche uno dei centri di smistamento dei rifugiati e uno dei luoghi più delicati da gestire per l’ordine pubblico. Non è un caso che proprio qui si siano tenute le più violente manifestazioni di Alba Dorata, partito neonazista tornato in parlamento ormai da alcuni anni, che ha più volte incendiato i centri per i rifugiati. 

Per l’Ellade giunta stremata al decimo anno di crisi e politiche di austerity, e sempre sul filo del default, sembra iniziata la lunga marcia che la porterà a un voto chiave per il suo futuro, che rischia di essere costellato da altri episodi come questo...

(La Stampa Mondo)

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