Caro Charlie, perché vorrei salvarti la vita...




Oggi i medici staccano la spina al piccolo malato terminale nonostante il no dei genitori


DONATELLA DI PIETRANTONIO

Caro Charlie, sei così piccolo nelle fotografie con i tuoi genitori che rimane difficile immaginare questa malattia rarissima all’interno di un corpo delle tue dimensioni. Eppure è lì, in te, in ogni mitocondrio di ogni singola cellula di ogni tessuto che ti forma. Come un errore primario in ciascuna lettera del tuo alfabeto. Un errore incorreggibile che ti ha già scritto la fine insieme all’inizio. È pressoché certo che nessuna cura, di qua o di là dall’oceano, potrebbe salvarti. Ed è probabile che qualsiasi inutile cura ti provocherebbe una sofferenza che non puoi esprimere.  


Ma dubito che questo basti a sottrarre legalmente ai tuoi giovani genitori il diritto a sperare o illudersi sul tuo futuro. Si può chiedere loro di rinunciare a te senza nessun tentativo, per quanto irragionevole o disperato, di mantenerti nel mondo? Si può chiedere di accettare il più innominabile dei lutti senza rivoltarsi contro la sua imminenza? Mi sento vicina alla loro lotta, pur sapendola perdente. Nella loro opposizione si afferma il senso della tua vita. Sei nato con una impossibilità a restare, ma chi ti ama ha combattuto per te, e questa resistenza ci riguarda tutti.  

«L’Arminuta» (Einaudi) è l’ultimo romanzo di Donatella Di Pietrantonio

(La Stampa.it)


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