Austria: un clinica condannata per uno scambio di neonate...




L'errore è di 26 anni fa. L'istituto condannato a pagare 90.000 euro alla famiglia della vittima.



Una clinica di Graz, Austria meridionale, è stata condannata per uno scambio di neonate risalente a 26 anni fa e condannata a pagare 90.000 euro alla famiglia vittima dell'errore.

La magistratura ha spiegato di aver accordato 30.000 euro di danni e interessi a ciascuno dei due genitori e alla ragazza che aveva lanciato un procedimento civile nel 2015 contro la clinica che farà appello. A 22 anni la ragazza aveva scoperto durante un prelievo che il suo gruppo sanguigno non corrispondeva a quello dei suoi documenti di nascita originali. Esami medici e test del Dna avevano confermato che non era la figlia genetica della madre che l'ha allevata. "Ovviamente, è stato un immenso choc per me e mia figlia", aveva confidato Evelin Gruenwald, la madre, al quotidiano Krone nel 2016, a proposito dell'impensabile scoperta. "Ma sapevamo dall'inizio che niente poteva separarci, che resteremo madre e figlia. Questa figlia è la migliore cosa che mi sia capitata", ha aggiunto.

"Per me, è stato anche peggio che per mia madre", aveva replicato Doris, la figlia. "Tutto il mio corpo ha cominciato a tremare, era come se mi mancasse la terra sotto i piedi".
La clinica universitaria di Graz dove aveva partorito la madre, aveva lanciato un appello alle donne che avevano partorito fra il 15 ottobre e il 20 novembre 1990 perché si sottoponessero ad un test del Dna, sostenendo che circa 200 bambine erano nate in questo periodo. Ma solo 30 persone hanno risposto all'appello e i test effettuati non hanno permesso di risalire alla madre biologica della ragazza.

Pertanto la magistratura ha stabilito che lo scambio delle neonate è potuto avvenire solo nelle prime ore di vita della bambina, venuta alla luce il 31 ottobre, cosa che contesta la clinica che ricorrerà un appello. La struttura ospedaliera è stata condannata anche a pagare la procedura legale di adozione che la famiglia Gruenwald ha dovuto affrontare...

(Globalist)

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