Bosnia record di jihadisti Isis...




La Bosnia-Erzegovina ha dato 330 foreign fighters all’Isis. Il piccolo Paese balcanico sul fronte adriatico è al settimo posto al mondo per numero di combattenti dell’Isis in rapporto alla popolazione.



La Bosnia-Erzegovina è al settimo posto al mondo per numero di combattenti dell’Isis in rapporto alla popolazione. Stando a un rapporto statunitense di cui hanno dato notizia i media a Belgrado, sono 330 i cittadini bosniaci che si sono recati a combattere con le formazioni jihadiste dello Stato islamico.
In tale classifica che tiene conto del rapporto popolazione/combattenti islamici la Bosnia-Erzegovina è preceduta da Tunisia, Maldive, Giordania, Libano, Kosovo e Libia.
In termini assoluti senza tener conto del numero di abitanti, il Paese balcanico occupa la 15a posizione pr numero di combattenti che hanno aderito alle milizie del Califfato.
Mappa dei foreign fighters dell’Ue,
lista Stato per Stato dello scorso anno
Sono qualche migliaio, tra 3.922 e 4.294, i foreign fighters che dai paesi dell’Ue sono partiti verso la Siria e l’Iraq per combattere.
La maggior parte, 2.838, sono partiti da soli quattro Paesi europei: Belgio, Francia, Germania e Regno Unito, con il primo, non a caso colpito da un sanguinoso doppio attentato in marzo, che ha il più alto contingente di foreign fighters in rapporto alla popolazione (41 per milione di abitanti, contro 1 per milione in Italia). Quelli che sono tornati in patria, generalmente considerati una minaccia potenziale, sono circa il 30%, indicativamente tra 1.176 e 1.288. Il censimento è dell’International Center for Counter-Terrorism (Icct) dell’Aja, che, su incarico della presidenza olandese dell’Ue, ha condotto un’indagine per valutare il fenomeno dei foreign fighters.
I numeri sono solo stimati, poiché avere cifre precise è difficile, per molti motivi (manca una definizione univoca di foreign fighter; c’è il rischio concreto di contare più volte una stessa persona; le autorità sono riluttanti, in alcuni casi, a rilasciare dati; c’è a confusione e sovrapposizione tra il concetto di foreign fighter e quello di terrorista, eccetera), ma il rapporto dell’Icct, che sulla stampa italiana è passato solo di sfuggita, fornisce una fotografia la più accurata possibile di un fenomeno di cui si parla molto, ma spesso in termini vaghi.
Dei 3.922-4.294 foreign fighters europei, il 14% sono morti (decesso confermato); vengono quasi tutti (tra il 90 e il 100%) da grandi aree urbane o periferie delle medesime; la nazionalità non sembra avere una grande influenza; una percentuale significativa (tra il 6 e il 23%) è costituita di convertiti all’Islam, cioè persone che prima non erano musulmane; molti Stati, inoltre, riscontrano percorsi di radicalizzazione molto rapidi, oppure sotto la linea di visibilità. Il 17% dei foreign fighters sono donne. Il rapporto fornisce una fotografia del fenomeno nell’Ue (26 Paesi su 28) il più possibile aggiornata, Paese per Paese, utile ad inquadrare il fenomeno.
I conti in casa
ITALIA – Per il Ministero dell’Interno, 87 foreign fighters sono partiti dall’Italia tra gennaio 2011 e la fine di ottobre 2015; 57 si troverebbero tuttora in zona di guerra e 18 sono morti. Almeno 15 si sono uniti all’Is, due a Jabhat al Nusra e sette ad altre forze dell’opposizione. Del totale, solo 12 hanno o avevano passaporto italiano...

(RemoContro)

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