“Metti una bomba a Venezia e guadagni il paradiso”...




Scoperta una cellula jihadista che progettava un attentato al Rialto



Venezia, 30 mar. (askanews) – Volevano compiere un attentato terroristico a Venezia in nome della Jihad. Colpendo uno dei simboli della città lagunare: il ponte di Rialto. Il piano è stato, però, fortunatamente sventato da un’attività di intelligence davvero complessa e articolata condotta dalla Procura Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Venezia, condotta dal Reparto operativo del Comando Provinciale di Venezia congiuntamente alla Digos della Questura di Venezia.
Il blitz, avvenuto nella notte, nel centro storico della città ha portato all’arresto di tre cittadini di orgine kosovara e un minorenne. L’operazione ha visto l’intervento dei reparti speciali Nocs della Polizia di Stato e Gis dell’Arma dei Carabinieri per l’irruzione nelle abitazioni degli indagati.Contemporaneamente sono state eseguite dodici perquisizioni, tutte in centro storico, tranne una in terraferma a Mestre ed una in provincia di Treviso. Le intercettazioni telefoniche hanno inchiodato i tre kosovari.”Con Venezia guadagni subito il paradiso, per quanti miscredenti ci sono qua… mettere una bomba a Rialto”, hanno registrato gli inquirenti.
“Non vedo l’ora di giurare ad Allah – riferiscono gli inquirenti nel corso della conferenza stampa che si è svolta in Procura a Venezia – Se mi fanno fare il giuramento sono già pronto a morire”. Ed è il procuratore Adelchi D’Ippolito a illustrare l’indagine che ha richiesto molti mesi di lavoro e una certosina opera di controlli incrociati.
“Abbiamo controllato ogni loro rapporto – ha spiegato d’Ippolito – ogni loro contatto con il mondo esterno e siamo riusciti anche ad inserirci e controllare anche il loro mondo telematico e tutto quello che riuscivano a comunicarsi e ad indottrinarsi”. Le frasi intercettate ma soprattutto il rientro di un componente del gruppo dalla Siria, ha fatto scattare il campanello d’allarme. “Uno di loro era stato un combattente in Siria – ha sottolineato D’Ippolito – ed era giunto in Italia passando per il Kosovo”.
Gli arresti sono avvenuti in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip di Venezia Alberto Scaramuzza, in un palazzo vicino al teatro La Fenice.La presunta cellula jihadista composta da tre cittadini di origine kosovara si stava preparando con una “una vera e propria attività di autoaddestramento, al fine di prepararsi a compiere attività criminali e attentati da un lato attraverso esercizi fisici e dall’altro esaminando video dei fondamentalisti dell’Isis che spiegavano l’uso del coltello, come si uccide con un coltello”.
È stato il ritorno di uno dei 4 arrestati dalla Siria a mettere ulteriormente in guardia gli investigatori Venezia che stanotte hanno smantellato una cellula jihadista nel capoluogo veneto.
Sono state eseguite 12 perquisizioni su materiale telematico. Gli arrestati sono tutti e quattro regolari, lavoravano come camerieri nei locali del centro storico di Venezia, precisamente a San Marco. Frequentavano altri simpatizzanti,”ci sono infatti anche altri indagati”, ha fatto sapere il procuratore nel corso della conferenza stampa. Dalle intercettazioni è emerso anche l’apprezzamento per l’azione terroristica contro Londra dello scorso 22 marzo.
L’indagine è partita l’anno scorso col rientro di una di queste persone che ha messo gli inquirenti “in una guardia attentissima, quasi ossessiva”, che ha portato Polizia e Carabinieri, a tenere sotto controllo non solo tutti i contatti fisici ma anche quelli telematici. Ai tre arrestati è contestato l’articolo 270 bis del codice penale, ovvero l’associazione con finalità di terrorismo anche internazionale. Nell’inchiesta ci sono anche altri indagati, su cui però non c’erano ipotesi di reato tali da portare all’arresto.
Bnz/Int5
(askanews)

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