Ungheria, il villaggio avamposto contro l'integrazione...




Ásotthalom bandisce indumenti islamici e aspira ad accogliere tutti gli europei contrari al multiculturalismo. Il sindaco: «Gli europei devono stare con gli europei. Porte aperte a chi non vuole i musulmani».



Ásotthalom è un piccolo villaggio ungherese, ad appena due ore da Budapest, che ospita poco più di 4 mila abitanti. Ma il sindaco Laszlo Toroczka mira a farlo diventare una sorta di capitale di quella che lui stesso ha definito «utopia bianca». Non un nuovo a prese di posizione anti-migranti, il primo cittadino del piccolo Comune ungherese ha ora stabilito il divieto di indossare indumenti che s'identifichino nella tradizione islamica.
GUERRA CONTRO LA CULTURA ISLAMICA. Seguendo le mosse di quella che lui stesso ha ribattezzato una «guerra contro la cultura islamica», Toroczka spera di attrarre ad Ásotthalom cristiani contrari al multiculturalismo da ogni angolo d'Europa. «Le nostre porte sono aperte a tutti i cittadini dell'Europa occidentale che non sopportano l'idea di vivere in una società multietnica». «È molto importante per noi preservare le nostre tradizioni cristiane», ha spiegato il sindaco alla Bbc. «Se tanti musulmani vorranno stabilirsi da noi la nostra comunità cristiana sarà spazzata via. L'Europa appartiene agli europei come l'Asia agli asiatici e l'Africa agli africani».
MIGLIAIA DI MIGRANTI ATTRAVERSO IL CONFINE. Dal confine tra Serbia e Ungheria, poco distante da Ásotthalom passano ogni giorno migliaia di persone. Oltre ad aver bandito indumenti islamici comne l'hijab e la chiamata alla preghiera è stata pure messe fuorilegge qualsiasi pubblica effusione tra persone omosessuali. I divieti, spiega l'amministrazione locale, sono imposti anche per prevenire la costruzione di moschee, malgrado ad oggi nella piccola comunità vivano solo due musulmani. Gli abitanti sembrano sostenere l'idea del sindaco di trasformare il proprio Paese in un avamposto contro l'integrazione. Malgrado ciò, Toroczka non si definisce un suprematista bianco, ma spiega: «Siamo bianchi ed europei, è normale che vogliame stare con i nostri simili. Se fossimo neri vorremi stare con persone nere»...
(Lettera 43)

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