Spese militari super, meno aiuti e ambiente. L’Amerika trumpista...




«Vi prometto un aumento storico delle spese militari». 54 miliardi di dollari, da pagare con tagli che colpiranno soprattutto gli aiuti all’estero, l’agenzia per la protezione dell’ambiente, la revisione dell’assistenza sanitaria. Sono le linee guida del primo bilancio dell’amministrazione Trump, che l’Office of Management Budget ha anticipato nei suoi punti generali.



E’ bastata un mese di Donald Trump presidente, e i timori per le promesse elettorali esagerate, sono diventati zuccherini di fronte ad una realtà che si svela di giorno in giorno sempre peggiore. L’altro ieri più bombe atomiche per tutti. Oggi più armamenti convenzionali. Un aumento delle spese militari per almeno 54 miliardi di dollari, da pagare con tagli che colpiranno soprattutto gli aiuti all’estero e altre agenzie nazionali, come quella per la protezione dell’ambiente.
I finanziamenti al Pentagono verranno aumentati di circa il 10%, seguendo le promesse elettorali di rafforzare la difesa degli Stati Uniti. Nuovi fondi andranno anche al Border Patrol che gestisce l’immigrazione, e ad altre agenzie impegnate nel settore sicurezza.
Secondo le indiscrezioni riportate dal New York Times le uscite dovrebbero essere compensate dai tagli sui programmi di cooperazione e sostegno all’estero. Sembra molto probabile anche la riduzione dei fondi assorbiti dall’Agenzia per la protezione dell’ambiente. Tutto ancora molto generico. Più chiaro il profilo politico della manovra economica dopo il primo mese alla Casa Bianca.
Nelle ultime settimane Trump ha citato spesso il motto «Se vuoi la pace, prepara la guerra», che attribuisce a George Washington. Il problema è che, se ricordi a Donald ‘Si vis pacem, para bellum’ di Flavio Vegezio, lui ti dichiara guerra perché pensa ad un insulto.
Per pagare queste spese saranno necessari tagli significativi, considerando che il presidente vuole anche varare ampie riduzioni fiscali. Nello stesso tempo il capo della Casa Bianca ha detto che vuole presentare a breve un piano alternativo alla riforma sanitaria voluta da Barack Obama, e siccome questo comporterà dei costi, sarà necessario definirli nel dettaglio prima intervenire sulle tasse.
I tagli alle spese riguarderanno prima di tutto gli aiuti all’estero, ma riguarderanno anche istituzioni interne come l’Environmental Protection Agency, e altre strutture che i repubblicani vogliono ridimensionare.
Trump, anche quando parla, twitta. «Primo bilancio entro un mese concentrato su sicurezza e protezione del paese, come promesso».
Più soldi per l’apparato militare, ma anche critiche, perché Trump sa tutto: «Non vinciamo più. Non combattiamo nemmeno più per vincere».
Quindi garantire più mezzi al Pentagono, anche per risollevare il morale dei militari e cambiare la loro mentalità operativa. Proprio ieri i generali hanno presentato al capo della Casa Bianca le opzioni per i nuovi piani finalizzati a sradicare l’Isis dalla Siria, che includono anche la possibilità di inviare più truppe di terra. Mala tempora currunt (così Trump non capisce).
Un gigantesco piano per le infrastrutture: 820 miliardi da spalmare su diversi anni, compresi i 14- 20 miliardi per il Muro con il Messico. Stasera il presidente parlerà davanti al Congresso e i parlamentari, soprattutto i repubblicani, si attendono un passo avanti rispetto alle ultime uscite da campagna elettorale, per non menzionare i tweet.
Problema compatibilità finanziarie. Il deficit è di 600 miliardi di dollari e, dato più allarmante, il debito ammonta a 20 mila miliardi di dollari (molti di questi in mano cinese). Toccherà al ministro del Tesoro trovare il modo di finanziare gli investimenti militari, nelle opere pubbliche e per coprire il drastico taglio delle imposte a favore delle imprese. Improbabile miracolo o gioco delle tre carte.

                                            LE CATTIVERIE
                                         di Mimmo Lombezzi

(RemoContro)

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