Stupri, violenze ed esecuzioni. L’orrore sui profughi in Libia oltre le fotografie digitali...




Queste sono le foto che alcuni profughi hanno inviato a Rosamaria Vitale, psicologa e da molti anni attiva nel settore dell’accoglienza. 



THEA SCOGNAMIGLIO


Sono foto che circolano sul web, che possono vedere tutti, ma per i profughi rappresentano quello che hanno vissuto in Libia, nel loro viaggio verso l’Europa. In Libia rapimenti, stupri, torture, omicidi, sono realtà quotidiana. Devastanti sono i particolari delle torture, che la Dottoressa Vitale ascolta nei centri di accoglienza dove presta servizio. Uomini in abiti civili che sfilano con le mani dietro alla nuca, colpevoli solo di aver desiderato un avvenire migliore in Europa. Subito dopo, quegli uomini saranno corpi senza vita, lasciati nella polvere di un paese senza legge. 




Chi riesce a sopravvivere racconta storie di colpi di martello sotto ai piedi, sacchetti di plastica incendiati e fatti gocciolare sulle schiene nude, violenze sessuali. Gli stupri non sono episodi, sono lo standard: consapevoli di questo, le giovani donne in partenza dal corno d’Africa, hanno cominciato ad iniettarsi ormoni in dosi altissime, per proteggersi dalle gravidanze, visto che non potranno proteggersi dalla violenza. 


La Libia è oggi un passaggio obbligato per l’Europa per chi fugge dall’Africa sub-sahariana, e da quando la rotta balcanica si è chiusa, lo è anche per la Siria e il Medio-Oriente. 
Attualmente in Libia si trovano oltre 264mila persone in fuga da guerra e povertà, come riporta l’Organizzazione internazionale delle migrazioni...

(La Stampa Mondo)  

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