La strage di Istanbul, i lati oscuri e le anomalie dell'Isis...




Sembra di essere di fronte a uno Stato Islamico che cambia strategia. Chi lo combatte è trasparente?

                                                            Un sospetto jihadista arrestato a Istanbul




Dietrologia non è il caso di farne perché che lo Stato Islamico, soprattutto  dopo la "svolta" filo-russa di Erdogan e il suo consenso per la caduta di Aleppo, indicata a lungo proprio in Turchia come la città-simbolo della ribellione anti-Assad da sostenere a ogni costo, l'ha giurata al Sultano e ai turchi che lo sostengono.
Del resto non va dimenticato (anche se molti nemmeno lo ricordano più in questo vortice di notizie) il video nel quale vi vede l'Isis bruciare vivi due soldati di Ankara catturati in Siria, mostrato quale segno di sfida e spregio proprio al Sultano per il suo tradimento.
Quindi la "guerra" Erdogan-Isis, dopo anni di rapporti a dir poco ambigui, è ufficiale e un attentato jihadista a Istanbul ne può essere una diretta conseguenza.
Tuttavia la storia della strage di Capodanno presenta alcuni lati oscuri o, quantomeno, delle anomalie. Certo, lo Stato Islamico non può essere paragonato alle Brigate Rosse o a qualsiasi organizzazione terroristica del passato che aveva una organizzazione strutturata e modalità operative ben delineate.
Eppure dopo la strage - rivendicata in turco della stessa Isis - il (presunto) terrorista uzbeko che era arrivato indistrubato e del quale girava un video a mo' di selfie se ne era andato indisturbato per poi rimanere - almeno stando alla prima versione ufficiale - in un appartamento di Istanbul in compagnia di altri 5 presunti membri dell'Isis con passaporti di Kirghizistan, Somalia, Egitto e Senegal, ossia non proprio le persone più inosservate.
A fare che? Questo è il punto. Siamo abituati alle azioni suicide, al "martire" che cerca la morte nell'azione. O ai fratelli Kouachi che dopo la strage di Charlie Hebdo sono fuggiti ma per tentare altre azioni.
Ora la vicenda di Anis Amri e di Abdulgadir Mashaporiv (sempre che sia lui, nonostante la confessione e le impronte) cambiano un po' le carte in tavola. Terroristi dell'Isis che uccidono, non muoino e poi fuggono, in questo caso turco in una sorta di covo che ricorda - appunto - quelli delle Brigate Rosse.
C'è un cambio di strategia e un tentativo di passare a una forma di terrorismo da "professionisti" che non cercano la morte nell'azione ma si ritirano per colpire ancora?
Dubbi, non certezze. Accresciute dal fatto che le notizie che arrivano dalla fonti ufficiali turche non possono essere verificate, soprattutto in un paese autoritario dove la stampa libera non è benvenuta.
E' presto per dire qualsiasi cosa. Ma se lo Stato Islamico avesse in mente un'attività di terrorismo urbano in cui i singoli/gruppi usassero altri schemi e non solo l'azione suicida, allora la portata del rischio aumenterebbe e di molto.
Quanto a Istanbul, la strage di Capodanno può essere davvero la brutale vendetta del Califfato che ha fatto della "legge del taglione" un metodo (come sostiene e mostra in ogni video) ma sicuramente è anche l'occasione per legittimare Erdogan quale soggetto credibile nella lotta al terrorismo dello Stato Islamico. Come piace a Putin e presto piacerà anche a Trump.

(Globalist)

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