Gli errori di Erogan che hanno indebolito la Turchia e aumentano i rischi per l'Europa...







Giornalista e analista di questioni internazionali

L'attentato di Capodanno in Turchia, che ferisce tutta l'Europa, evidenzia sopra ogni cosa che l'instabilità degli ultimi mesi ha indebolito irrimediabilmente il sistema di sicurezza interno del Paese. E il responsabile è il presidente Recep Tayyp Erdogan.
Il leader turco prima ha tollerato e favorito il terrorismo jihadista in Siria, pur di ottenere la caduta di Bashar al Assad, e dopo la fine del dominio dei ribelli ad Aleppo ha stretto un accordo con la Russia e l'Iran per la battaglia finale contro lo Stato islamico, in cambio della garanzia di non avere interferenze nella "questione curda", che intende risolvere in modo risolutivo con un massiccio attacco alle roccaforti siriane.
Questa mossa ha alimentato il rischio sia di attacchi da parte del Califfato per il "volta faccia" di Ankara, sia dei curdi consapevoli, mai come ora, che sia in gioco in modo definitivo il loro destino. Il 2017 si prospetta un anno ancora più terribile per la Turchia, sempre più nel mirino di combattenti jihadisti determinati a far scontare a Erdogan le sue ambiguità.
E a poco sono di aiuto la solidarietà e il sostegno garantito dai governi occidentali consapevoli che una Turchia più debole indebolisca tutti. Se il Paese finisce nel baratro del disordine e dell'insicurezza assoluta si tira dietro anche l'Europa, per la quale rappresenta la porta sul e dal Medio Oriente. Da quando lo scorso luglio è stata attaccata la già fragile democrazia turca è stato un susseguirsi di eventi e politiche che hanno destabilizzato ulteriormente la situazione.
Istanbul e Ankara sono state colpite da decine di attentati di Isis e Pkk che hanno causato centinaia di vittime sia tra le forze di sicurezza che tra la popolazione civile. Per la prima volta nella storia della Turchia è stato, inoltre, ucciso un ambasciatore di un paese straniero. Un chiaro segno di fragilità di un sistema di controllo che non riesce più a garantire l'incolumità neanche a personalità teoricamente "blindate" come il diplomatico russo.
Per i turchi il 2016 è stato, senza dubbio, il peggior anno per lo stato di diritto e per i diritti umani. Le repressioni e l'autoritarismo di Erdogan e del suo governo hanno causato frizioni nei rapporti con Unione europea e Stati Uniti. E Il quadro per il futuro non appare incoraggiante. Le difficoltà che si profilano sono molteplici. A cominciare proprio dalla sicurezza interna che appare sempre più vulnerabile a fronte delle campagne terroristiche dell'ultimo anno e mezzo.
La Turchia ha intensificato le operazioni militari contro le due formazioni di cui è obiettivo e attraverso azioni giudiziarie ha deciso di criminalizzare l'ala politica filo curda, arrivando ad arrestare deputati del partito filo curdo Hdp, guidato da Selahattin Demirtas. Anche sul fronte della sicurezza esterna non mancano le insidie. L'accordo con i russi, garante della tregua tra Assad e opposizione siriana raggiunta il 29 dicembre che si spera possa portare a negoziati politici per la pace in Siria, espone Ankara e le sue forze dispiegate nella regione.
Con la decisione di creare un nuovo fronte contro il Partito dell'unione democratica dei curdi siriani e il suo braccio armato si prospettano ulteriori rischi per la sicurezza in Turchia. Stesse implicazioni nel caso che le forze armate di Erdogan spingano l'Isis fuori da Al Bab, nuovo teatro di scontri fra turchi, siriani e curdi, avanzando verso sud e avvicinandosi all'area controllata dal regime siriano.
Tutto ciò comporta il limite del contenimento degli sviluppi della guerra in Iraq e l'avanzata dell'Unione di protezione del popolo curdo che sta tentando di espandere la propria influenza nel nord del Paese. Nonostante le difficoltà e le sfide che lo attendono, Erdogan appare determinato a portare avanti la sua linea di fermezza e di interventismo militare, all'interno e all'esterno della Turchia.
Il presidente turco, nel suo primo intervento pubblico dopo l'attentato al nightclub Reina, ha affermato che lo scopo principale degli attacchi terroristici è quello di distruggere l'equilibrio del Paese e di mettere i turchi gli uni contro gli altri, "gioco" a cui si dice di non voler cedere. Eppure, su sua proposta, il Parlamento ha approvato il decreto che estende di altri tre mesi lo stato d'emergenza nel Paese, dichiarato dal governo il 20 luglio scorso dopo il fallito colpo di Stato e già prolungato a ottobre.
Il provvedimento, definito dai promulgatori necessario per proseguire in modo efficiente le misure mirate alla protezione dei diritti e delle libertà della popolazione turca, per l'opposizione non è altro che lo strumento ideale per attuare nuove repressioni e approvare leggi di comodo.
Nel corso degli ultimi tre mesi, proprio grazie alla condizione straordinaria fornita dallo stato d'emergenza, l'esecutivo turco ha promulgato 12 decreti legge che hanno favorito il defenestramento di migliaia di dipendenti e amministratori pubblici e statali, la chiusura di numerose scuole e università e la sospensione di trasmissioni e pubblicazioni di decine di testate

E non solo. Oltre 120, tra giornalisti e operatori dei media, sono finiti in carcere con l'accusa di avere legami con l'organizzazione Feto, ispirata da Fethullah Gulen, ex imam in esilio negli Stati Uniti, ritenuto la mente del tentativo di golpe per deporre Erdogan, di cui era uno dei più fidati consiglieri.
Su questi presupposti, compreso l'arresto dei 16 deputati dell'Hdp, terza forza politica del Paese, e il tentativo di cambiare la Costituzione per garantire il presidenzialismo assoluto, è difficile credere che la Turchia riesca a mantenere la tanto auspicata unità nazionale, quanto convintamente è facile intuirlo, dal presidente turco...
(L'Huffington Post)

Commenti

AIUTIAMO I BAMBINI DELLA SCUOLA DI AL HIKMA

Post più popolari

facebook