Un ponte sul fiume e sulla vita, passerella da brividi...




Storia, racconto, fiaba ci dice Francesca de Carolis lasciandoci nell’equivoco. Un ragazzino che vive con la nonna e passa molto del suo tempo sopra un ponte a cercare un futuro. Mino, così si chiama, non ha più i genitori e rifiuta il dolore del ricordo. La strada di Mino è quel ponte sul fiume. Passerella da brividi, che oscilla al vento e a ogni passo, sospesa fra la terra e il cielo, che sempre è l’attraversamento della vita di tutti. La differenza è fra chi esita goffo su quel ponte, e chi attraversandolo mette alla prova ogni giorno il proprio coraggio e ne fa addirittura la sua casa.


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Oggi voglio parlarvi di Mino, un ragazzino che vive con la nonna e passa molto del suo tempo sopra un ponte, lo attraversa camminando sul parapetto come un funambolo, e a guidarlo sono la voce della luna e delle stelle, quando più forti della sua rabbia. Mino, che salta fuori dalle pagine di un libro…
Ma non pensate voglia trasformare questo spazio in una rubrica più o meno letteraria (ma poi, riflettendoci, perché no?)… è che la felice scrittura di Emanuela Nava, fa questo ragazzino tanto vivo e tanto denso, profondo e lieve al tempo stesso, che non posso che proporvi di attraversare insieme a lui quel ponte, giusto in questi giorni che ci avviamo tutti verso l’anno che verrà.
“E non hai visto ancora niente”, il titolo del libro (editrice Tralerighe). Un racconto pieno della folla di persone e animali e cose delle fiabe, che delle fiabe ha la musica e i colori e il vento, e mille piani di lettura. Questi sono solo pochi, primi appunti, presi leggendo…


A Mino, una notte buia, “troppo buia anche nella mia testa perché potessi ricordare quello che tutti volevano ricordassi”, è accaduto qualcosa di molto grave. Non ha più i genitori, e intorno a lui arrivano spesso medici, “figure ombrose” che insieme a quei vicini che correvano alle sue grida “cercavano di fare luce dentro di me, e invece portavano solo l’oscurità che era dentro di loro”.
Ma più delle troppe parole aiutano gli sguardi, gli abbracci forti e il canto sommesso della nonna.
I vecchi e i bambini. I vecchi quando già oltre, i bambini quando ancora liberi dentro, sembrano legati da quel sottile filo di folle saggezza che aiuta a vedere le ombre e i fantasmi, e non averne paura. I vecchi e i bambini… che sanno guardarsi in silenzio per carpire gli uni i segreti degli altri, che riescono ancora, per trovare la strada, ad ascoltare la voce della luna…
La strada di Mino è quel ponte sul fiume. Passerella da brividi, che oscilla al vento e a ogni passo, sospesa fra la terra e il cielo, che sempre è l’attraversamento della vita di tutti. La differenza è fra chi esita goffo su quel ponte, e chi attraversandolo mette alla prova ogni giorno il proprio coraggio e ne fa addirittura la sua casa.
La differenza è tra chi sa accogliere senza timori e chi “non comprende mai quello che racconto”, come per Mino alcuni compagni di scuola, una maestra che “quando ti viene voglia di attraversare il ponte devi chiedere a tua nonna di chiuderti in casa”, che “voleva eliminarmi solo per proteggere se stessa da quello che non comprendeva”, e tutti quelli che non guardano mai negli occhi, perché non reggono lo sguardo. Che “bisognava avere provato il dolore che provavo io per guardare con amore gli altri”.
Gli sguardi. Leggendo, scivolano nel ricordo occhi… di chi hai incontrato, di chi ti ha amato, di chi ti ha tradito, di chi ti accompagna, di chi ancora ti cerca… Gli sguardi che sempre svelano chi hai di fronte. Bisognerebbe, solo, fare più attenzione. Ho pensato, leggendo, (nota molto personale) agli occhi di Filomena, con cui un’infinità di anni fa ci siamo scelte sorelle dopo appena uno sguardo… era così pieno e fondo quello dei suoi grandissimi occhi di donna del sud, che ancora oggi, a volte, sento il bisogno di cercarli, per ritrovare un pezzo di casa.
Tutt’altro colore, chiarissimi come la luce della neve del nord, quelli della scrittrice, Emanuela Nava, nei quali pure, incrociandoli, un giorno, ho trovato un sorriso senza nascondimenti. Non poteva che regalarlo a Mino, questo suo sguardo. E lui, che quel ponte sul fiume ama tantissimo, non smette mai di guardarlo.
Amore. Altra parola chiave di questo racconto, che ci sfida dunque a riconoscerlo negli sguardi che incontriamo.
L’amore, come nei sogni trepidanti di ogni adolescente, anche qui è una ragazzina, la cui ricerca e attesa è forse la cosa più importante che muove Mino. Una ragazzina speciale, che comparirà sicuramente un giorno, vestita di lustrini. Per lei lui apparecchia un tavolo giusto al centro del ponte. E aspetta. Una ragazzina capace di sedersi con lui a quel tavolo, per fare insieme merenda, e che avrebbe ammirato il suo coraggio, capito le sue parole…
Alla fine, la catarsi di un sogno rompe il buio che aveva nascosto nella mente di Mino il ricordo del dolore che sembrava impossibile da sopportare, ma non vi svelerò di che si tratta. Spero vogliate andare a leggerla tutta, questa storia, perdendovi fra prati, fiori, pompieri, maggiordomi, acqua, pesci, piume d’oca e ragazzine da sogno…
Vi troverete a chiedervi, fra le tante cose, ne sono sicura, quante volte avete aspettato anche voi una ragazzina capace di stare senza paura con voi sospesa sul vuoto, se siete stati capaci anche voi, nell’attesa, di imbandire una tavola al centro di un ponte che dondola fra terra e cielo, se è poi arrivata davvero quella ragazzina coperta di lustrini… se la state ancora aspettando e siete in tempo per riempire di fiori il percorso che l’accoglierà lungo il ponte.
Sono sicura vi farà tornare, questa storia, il desiderio (tutti lo abbiamo avuto almeno una volta nella vita), di mettersi in ascolto nella notte… sperando che la luna abbia ancora voglia di parlare con noi…
Perché, come da esergo:
“l’oro nasce dall’argento,
il rosso dal bianco, il sole dalla luna,
una coscienza più chiara dalla follia” (James Hillman)...

(RemoContro)

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