"Mi vergogno di noi, contemporanei dell'Olocausto di Aleppo". Il grido di Bernard-Henri Lévy...




Corriere della Sera

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"La piramide dei martiri affligge la terra. Il verso del poeta René Char è uno schiaffo in pieno viso mentre leggo le notizie provenienti da Aleppo. E mi vergogno”. Inizia così la dolorosa riflessione che Bernard-Henri Lévy affida al Corriere della Sera sull’ecatombe di Aleppo.
“Non mi vergogno di Vladimir Putin, questo piccolo zar volgare, capo di Stato canaglia, che tra un servizio fotografico e un’ostentazione di testosterone spedisce i suoi aerei a bombardare le rovine della città […]. Non mi vergogno di Assad, una grande sagoma incolore in cui si annida l’anima più abietta, nera e vigliacca tra quelle dei peggiori criminali della nostra epoca […].
“No – scrive Lévy - mi vergogno piuttosto di me stesso, perché dopo aver supplicato, urlato nel deserto e scritto innumerevoli appelli oggi mi ritrovo a contemplare la mia impotenza e a inghiottire la mia rabbia fredda, dopo tanti moniti lanciati invano. Mi vergogno, però, anche di voi, di noi tutti, perché oggi, in questo mondo del 2016, ci sono uomini inseguiti e cacciati come prede, degli esseri che devono pagare perché hanno ancora due gambe, due braccia e una testa al posto di un ammasso di carne, di brandelli di corpi e grovigli di budella in cui li si vuole ridurre, e davanti a tutto questo noi non abbiamo trovato niente da fare, né da dire, e nemmeno da ridire".
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“Mi vergogno – prosegue il filosofo francese - perché ci sono, su questa terra, uomini che non possono più pensare, né amare, né sperare, ma soltanto tremare, tremare incessantemente; soltanto fuggire, e continuare a fuggire; fare da scudo con i loro corpi ai propri figli, per ripararli dal fuoco o dal gas che non darà loro scampo. Davanti a un simile spettacolo, noi siamo come dei testimoni che non sanno più se tacere o se non ascoltare”.
La vergogna si estende anche a commentatori e giornalisti:
“Mi vergogno delle notizie trasmesse alla radio e alla televisione; mi vergogno dei commenti narcotizzati, delle analisi sempre uguali; mi vergogno dei loro esperti annoiati, falsi conoscitori dei fatti, che si guardano bene dal cedere alla rabbia e al panico. Mi vergogno perché a un certo punto la banalità superflua dei notiziari (morte, morte e ancora morte) finisce col trasformare tutti noi che parliamo e tutti noi che ascoltiamo in complici”.
Bernard-Henri Lévy punta poi il dito contro l’Onu, “la cui risoluzione arriva nel preciso istante in cui tutto è finito e tutti sanno che non resta più niente da fare se non la conta dei morti, e subito dopo quella dei profughi”.
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Nella lista della vergogna rientrano Pechino e Mosca, ma anche Obama e Trump, per finire con il candidato alla presidenza francese Fillon, “che ci tiene a spiegare che la mattanza di Aleppo rientra nel prezzo da pagare per sconfiggere il terrorismo”.
La conclusione chiama in causa tutti noi, contemporanei di questa ecatombe.
“Mi vergogno di tutto ciò, perché indubbiamente abbiamo le televisioni, le voci, i parlamentari e i candidati che ci meritiamo. Siamo dei disfattisti, mentre ci crediamo uomini di pace. Siamo degli europei sazi, che rinnegano i loro valori, mentre viene perpetrato il primo immenso crimine contro l’umanità del XXI secolo — un crimine contro ognuno di noi. Noi siamo i contemporanei di questa ecatombe, e come accadde davanti alle grida uscite ieri dai campi di sterminio, pochissimi di noi hanno il coraggio di invocare che si faccia guerra alla guerra e che si distruggano i bombardieri portatori di distruzione. La piramide dei martiri affligge la terra, sì. E la terra geme e soffre. A questo siamo arrivati”.
(L'Huffington Post)

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