Ahmed Faris, il rifugiato siriano che viaggiò nello spazio...






La storia dell’astronauta diventato profugo

Oggi Ahmed Faris è uno dei milioni di profughi fuggiti in Turchia, ma venticinque anni fa era stato il primo siriano a viaggiare nello spazio. La sua storia è raccontata in una video-installazione realizzata da Halil Altindere, uno dei più grandi artisti contemporanei turchi. Come riporta Vice News, Faris, ex-pilota dell’aviazione siriana, era stato scelto per far parte del programma spaziale russo-siriano. La missione prese il via il 22 luglio del 1987 e le immagini vennero trasmesse in Siria, in diffusione nazionale.

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AHMED FARIS, RIFUGIATO ASTRONAUTA

Cinque anni fa, Faris è scappato da quello che oggi è un paese distutto, rinunciando alla carica di general maggiore dell’aeronautica, in aperto dissenso con il governo Assad e l’uso della violenza contro i manifestanti. Una scelta che lo aveva costretto a fuggire verso la frontiera turca insieme alla sua famiglia. E proprio quel viaggio è l’inizio della storia raccontanta nell’opera di Altindere, che ha voluto rappresentare prima il rifugiato, poi l’astronauta. Il video, intitolato «Il rifugiato dello spazio», ripercorre la storia di Faris con un linguaggio a metà fra nostalgia, politica e satira, affrontando i temi del conflitto siriano e degli effetti della crisi migratoria sul resto del mondo.
Come si legge nell’articolo di Vice News:
Il paradosso dell’opera di Altindere pone i rifugiati siriani al centro di un potenziale esodo di massa verso Marte, pianeta sul quale avrebbero finalmente trovato accoglienza e tanta terra libera da colonizzare. A dispetto dello stereotipo del rifugiato siriano triste, però, Altindere ci presenta dei rifugiati sorridenti, coscienti di salvare l’umanità con la loro missione e le loro colonie.
Attraverso questo progetto, realizzato anche grazie alla collaborazione di alcuni dipendenti Nasa, Altindere ha voluto fondere satira e riflessione. «Se nessuno li vuole ospitare, perché non fare di Marte un pianeta di soli rifugiati? – ha spiegato – Questa è la quotidianità con la quale si scontrano queste persone».
(Giornalettismo)

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