Non una di meno. Le rifugiate vittime di violenza, emblema della dignità di tutte le donne...






Presidente Centro Astalli


"Così ci siamo poi andate, al mare. Anche se nessuna delle due sa cosa ci aspetta, lo abbiamo guardato insieme, l'orizzonte". Con un'immagine di speranza proiettata nel futuro si conclude il libro di Melania Mazzucco "Io sono con te. Storia di Brigitte" (Einaudi, 2016).
In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che si celebra oggi 25 novembre, un pensiero e una riflessione vanno a tutte le donne vittime di violenza in particolare a quelle rifugiate, di cui la protagonista di questa storia, Brigitte, rifugiata del Congo, è simbolo. Dall'esperienza del Centro Astalli con le rifugiate, una donna migrante che affronta il viaggio da sola è quasi sempre vittima di violenze.
Ma una donna rifugiata ha certamente dovuto subire abusi fisici e psicologici nell'intero corso della sua storia causati dalla discriminazione di genere di cui continua a essere vittima purtroppo molto spesso anche dopo l'approdo nei paesi occidentali. Una donna rifugiata è come la sintesi vivente della violenza perpetrata contro tutte le donne: violenza domestica e familiare, falsamente mascherata da differenze culturali e religiose, da cui spesso scappano; violenza sociale di un potere maschile che si fa supremazia escludente e che utilizza il corpo delle donne, la violenza dell'indifferenza quando sbarcano nei nostri paesi occidentali e che le lascia spesso sotto il livello della dignità umana.
Melania Mazzucco narra tutto questo e molto di più. È il libro di una donna, l'autrice, che racconta di un'altra donna: Brigitte. Un libro crudo a tratti, che non fa sconti, ma di una potenza inaudita perché racconta passo dopo passo la fatica del riscatto di Brigitte dalla violenza della vita che in varie circostanze assume volti e forme diverse. Una storia non conclusa, una storia come tante altre, ma certamente unica e irripetibile, non un cliché.
Non commettiamo ulteriore violenza contro Brigitte, contro le centinaia di donne rifugiate uniche e irripetibili spesso nei drammi delle loro esistenze facendole diventare insignificanti percentuali. Credo che questo libro abbia in sé la forza di un grido di speranza contro ogni violenza rivolta verso le donne perché narra il percorso di costruzione di una consapevolezza.
È l'esempio di una quotidiana solidarietà civile da ascoltare non solo in occasione di ricorrenze stabilite. Il libro infatti è il racconto di un incontro che avviene attraverso la mediazione del Centro Astalli, il Servizio dei gesuiti per i rifugiati, dove certamente uno dei temi centrali è la costruzione di un rapporto di fiducia di cui quello tra protagonista e autrice del libro è il prototipo. Tale fiducia spezza la spirale di violenze aprendo lo spazio della solidarietà e del riscatto...
(L'Huffington Post)

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