Morire in mare o morire sulla strada...





 

Medico chirurgo, specialista in Psicologia, psicoterapeuta

Non è una scelta che i migranti possono fare a priori. È un azzardo e loro lo sanno. Ma non sanno invece quello che li aspetta una volta che sono arrivati in Italia. Dopo essere stati imprigionati e torturati in Libia, finalmente riescono ad avvicinarsi alle spiagge e a pagare 1500 euro per il viaggio su vecchi gommoni che vengono gonfiati davanti ai loro occhi verso le due di notte. L'unica cosa che desiderano è di salire su quei gommoni, che agli scafisti costano circa 5000 euro all'uno. Questi sono i prezzi attuali.
Prima salgono gli uomini, che vengono fatti sedere sul bordo e sul fondo del gommone. Poi salgono le donne, che vengono fatte sedere sulle ginocchia degli uomini, e infine i bambini, in braccio alle madri. Verso le quattro del mattino i gommoni lasciano la spiaggia. Quando il tempo è favorevole e il mare è calmo possono partire anche più di venti gommoni.
Qualcuno di essi, che è stato riaggiustato in qualche modo, si rompe. Oppure il peso delle persone imbarcate è troppo grande e il fondo del gommone non regge. Così avvengono i tragici naufragi. Potrò sembrare cinica, ma dopo aver visto da vicino come avvengono le cose, penso che in fondo i naufragi sono molto pochi, rispetto al numero molto alto di gommoni che lasciano la Libia, in quelle condizioni.
E forse lo pensano anche i migranti. Hanno paura, sono terrorizzati, a volte il loro gommone si perde nel mare e devono aspettare molte ore prima di essere tratti in salvo, e quando intravedono in lontananza le navi che possono salvarli, spesso sono loro stessi a perdere il controllo e a fare in modo che il gommone imbarchi acqua.
Tutti i migranti che vengono accolti nei nostri centri hanno alle spalle lo stesso viaggio. Sono arrivati sulla "terra promessa", ma non hanno comunque l'aria felice, a parte qualcuno più coraggioso. Sono provati, stremati, tutti lamentano qualche malattia. Il nostro compito è di accoglierli, occuparci di loro, conoscere il loro passato e aiutarli a costruirsi una nuova vita.
Personalmente amo molto il mio lavoro perché ho a che fare con il mondo intero. Devo adattarmi alle lingue, comprendere le culture, capire le persone che ho di fronte e rendermi conto fin dal primo colloquio quali sono le loro capacità e le loro possibilità d'integrazione.
Un ragazzo analfabeta, che viene da un villaggio sperduto del Mali o del Gambia e ha fatto solo il contadino, è evidente che non ha le stesse capacità e possibilità di quello che pur venendo dallo stesso paese, ha fatto l'architetto o il tecnico di computer.
Ed è a quel punto che io sento fin da subito il peso e il dolore di questa accoglienza. So che staranno con noi per tutto il tempo previsto dalla legge, ma che sarà un'impresa titanica convincerli di andare a scuola, per esempio, o fare altre cose. È vero, come dicono spesso quelli che detestano gli immigrati, che il loro interesse maggiore andrà al telefonino o alla partita di calcio.
Alcuni riescono ad adattarsi a questo nuovo mondo; ciò dipende soprattutto dalla loro volontà. Ma molti di essi, pur essendo angosciati per il futuro che li aspetta, non fanno niente per metter delle solide basi su cui camminare una volta che saranno fuori dai centri. Quindi arrivano i dinieghi delle commissioni territoriali, i dinieghi ai ricorsi, e infine gli allontanamenti dai centri di accoglienza. Quest'ultimo passo è il più difficile da attuare perché ovviamente la maggior parte di essi rifiuta di allontanarsi.
Per fortuna questo non è il mio compito, credo che non ce la farei. Che fine fanno? Alcuni riescono magari ad andare in altri paesi, sempre nella speranza di non essere rimandati indietro. Non sanno che possono essere rimandati in Italia anche dopo cinque anni.
La maggior parte però scompare nel nulla. Si ritrovano senza passato e senza futuro intorno alle stazioni delle varie città, dove si formano dei piccoli gruppi che si scambiano informazioni su dove andare a prendere vestiti o cibo, diventando dei senza tetto a vita...
(L'Huffington Post)

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