Basilea islamofoba: insulti e schiaffi ad una donna con velo. Nessuno la aiuta...




Una basilese di origini turche è stata aggredita da un gruppo di adolescenti mentre tornava dalla moschea. Nessuno è intervenuto in suo aiuto.



B. non si sente più sicura nella sua Basilea. Eppure è nata è crescita lì, nella città renana. Due venerdì fa si trovava sul tram della linea 8, seduta accanto a sua madre, quando un gruppo di giovani si è avvicinato a lei: «Stavo tornando dalla moschea insieme a mia madre. Per questo motivo portavo un velo in testa», ha raccontato la 34enne naturalizzata.

Il gruppo di adolescenti, che parevano ubriachi, una volta salito in carrozza ha rivolto l'attenzione nei confronti della donna. Tutti gli sguardi erano rivolti verso di lei. «Picchiavano contro il finestrino e urlavano degli slogan», racconta a 20 Minuten la donna, madre di tre bambini. «Davano l'impressione che volessero litigare», ha aggiunto. 

I giovani si sono avvicinati a B., che si è sentita messa all'angolo, in una situazione che, nel giro di pochi istanti, si è fatta più tesa e difficile, nel momento in cui la donna ha chiesto loro di prestare attenzione, o meglio, di mantenere le distanze. «Alla mia richiesta hanno reagito aggredendomi verbalmente». I giovani, infatti, come racconta la donna turca, hanno ricoperto d'insulti lei e la madre: «La cosa più innocua che ci hanno detto è di tornare al nostro paese», ha spiegato la donna.

Un ragazzo e una ragazza si sarebbero poi distaccati dal gruppo e le avrebbero tirato via il velo che portava e tirato uno schiaffo in testa. «Ho afferrato la mano della ragazza, lei l'ha tirata via ed è scesa in Piazza degli Scalzi (Barfüßerplatz) insieme agli altri del gruppo», ha raccontato la 34enne.

La donna è rimasta profondamente scioccata dell'episodio, accaduto in un finesettimana in cui a Basilea c'era tanta gente in giro a causa di un evento fieristico. «Il tram era pieno e nonostante ciò nessuno è intervenuto. A dire la verità è stata la più brutta esperienza. Oltre alla brutta figura non c'è stato nessuno che mi ha aiutato», ha affermato la donna di origini turche. Oltre all'umiliazione, nessuno ha avuto il coraggio di intervenire in suo aiuto.

La 34enne decide di sporgere denuncia contro ignoti e lunedì si presenta in polizia. Troppo tardi. La donna avrebbe dovuto denunciare subito i fatti. «Il ministero pubblico mi ha detto che avrei dovuto avvertire la polizia subito. Soltanto in questo modo vi sarebbero state maggiori possibilità di rintracciare il gruppo». Inoltre l'azienda dei trasporti pubblici basilesi, la Baseler Verkehrsbetriebe (BVB), cancella i filmati della videosorveglianza dopo 48 ore.

Per cercare di superare lo choc, E.B. ha reso pubblico su Facebook il suo caso, raccogliendo la solidarietà da parte di molte persone. «Mi sono sempre sentita bene e benvenuta in Svizzera. Fino ad oggi. Il motivo? Oggi porto un velo in testa», ha pubblicato sul social media.

Nella sua quotidianità, quella tranquilla, sicura senza angoscia e patemi d'animo, la donna non porta mai il velo. Sono diverse le donne che hanno condiviso il post e raccontato di avere avuto esperienze simili. «Hai parlato alla mia anima. Qui mi sento prigioniera. Non riesco quasi più a viaggiare sui mezzi pubblici e da molto tempo oramai non vado più in città o al cinema», ha scritto un'internauta...

(Globalist)

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