Siria: “Vi racconto Aleppo assediata”...





Il quotidiano libanese – L’Orient le jour –  pubblica alcune testimonianze di cittadini della città di Aleppo. Raccontano la loro città in questa atroce guerra. Ecco alcuni estratti:





DI 

Aleppo: un fallimento collettivo


Questa storia si sta svolgendo a qualche chilometro dalle nostre frontiere, questa battaglia simbolizza la natura e cosa c’è in gioco nel conflitto siriano. Il quotidiano libanese L’Orient le jour ha deciso di dare la parola ai cittadini di Aleppo. Uomini e donne, che vivono ad Est dei quartieri ribelli, o a Ovest nei quartieri dei caschi bianchi, degli infermieri, dei mercanti, dei combattenti, fotografi, studenti e altro che raccontano la loro quotidianità nell’inferno di Aleppo.


“Durante i combattimenti, l’ansia e la paura sono inevitabilmente in me. Nei giorni che seguono gli scontri, mi faccio un film in testa. Le mie notti sono fatte di risvegli e soprassalti a causa degli aerei che mi perseguitano. Mia madre non ha accettato che io sia andato a combattere. Ha paura per me, come tutte le madri. Mio padre era contrario all’inizio poiché ero troppo giovane per andare a combattere. Ma oggi, è una questione di sopravvivenza. Se non resistiamo, il regime rientrerà nei quartieri e se la prenderanno con le donne, con mia madre.”
Abou El-Abed, combattente  
“I giorni si assomigliano tutti. Il mio vicino che cerca di vendermi la sua moto perché non ha più soldi. O il parrucchiere che mi racconta per la trentesima volta che deve partire per la Germania ma che la sua fidanzata, che è partita, si è ritrovata bloccata. Quando incrocio i bambini del quartiere, mi indicano i corpi in decomposizione.”
Ameer, Fotografo
Un padre porta in salvo il figlio dopo un raid su Aleppo - Foto: AFP
Un padre porta in salvo il figlio dopo un raid su Aleppo – Foto: AFP
“Verso le cinque, un missile si è abbattuto sul palazzo in cui vivo. Noi siamo rimasti paralizzati. Sapevo che un giorno sarebbe toccato a noi perché le abitazioni vengono colpite a caso. Dovevo essere forte e rassicurare mia moglie, incinta di cinque mesi. ‘Non ti preoccupare amore mio, siamo in vita, non essere triste per la casa’. Siamo rimasti nell’appartamento fino alla fine dei bombardamenti. Poi, ho accompagnato mia figlia a rifugiarsi in un centro medico. Sul cammino, una nube di gente è venuta in nostro soccorso. Molti ci hanno offerto di ospitarci nell’attesa di trovare un nuovo posto sicuro. Ce ne sono ancora?”  
Yasser, Contabile
“Gli aerei della morte sono sopra le nostre teste. Riprendono i bombardamenti. La terra trema sotto i nostri piedi, cerchiamo di nasconderci sforzandoci di nascondere la nostra paura perché ci sono feriti, ovunque intorno a noi. Le ambulanze e le macchine dei civili iniziano ad affollarsi, caricano donne e bambini feriti con i loro pigiami pieni di sangue. Portano persone senza sapere se siano vive o morte. Ci sono corpi a metà. Membra staccate. Le vere vittime della guerra civile sono soprattutto i bambini. Non sanno nemmeno chi sia Bashar Al Assad o cosa sia la ribellione”
(duerighe.com)


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