Ci sono ancora 75mila profughi siriani nel deserto...




Sono bloccati al confine con la Giordania per via di una frontiera chiusa da due anni: da qualche mese non arrivano neppure gli aiuti internazionali, ma forse qualcosa si sta muovendo




Nelle ultime settimane alcune ONG e giornali internazionali sono tornati a occuparsi della situazione delle migliaia di profughi siriani bloccati nella zona desertica al confine fra Siria e Giordania da quando la Giordania ha deciso di chiudere la propria frontiera, nel 2014. Negli ultimi mesi sono successe fondamentalmente due cose: il numero dei profughi bloccati in accampamenti provvisori è salito da 16mila a circa 75mila – la stima è di Amnesty International e risale a metà settembre – e c’è stato qualche passo in avanti sulla situazione degli aiuti internazionali, che forse verrà sbloccata a breve ma che resta ancora molto complicata. Dopo che in agosto il governo giordano ha consegnato alcuni pacchi di aiuti tramite una gru, il portavoce del governo giordano Mohammed Momani ha detto ad Associated Pressche intende consegnare stabilmente gli aiuti internazionali in questo modo. Momani ha comunque confermato che il confine giordano rimarrà chiuso.

I siriani hanno cominciato ad ammassarsi nel deserto al confine tra la Giordania e la Siria a metà del 2013, quando i principali passaggi di confine erano stati chiusi. Dalla metà del 2014, la maggior parte dei siriani non è riuscita a passare e ha cominciato a costruire tende e rifugi di fortuna. Amnesty sostiene che la situazione è peggiorata nel giugno del 2016, quando dopo l’esplosione di un’autobomba la Giordania ha chiuso il confine anche per i convogli di aiuti umanitari, per ragioni di sicurezza.
Un abitante del campo di Rakban, l’insediamento più grande fra quelli costruiti sul confine, ha detto ad Amnesty che «la situazione umanitaria è molto grave, in particolare quella dei bambini. Abbiamo acqua potabile ma poco cibo o latte». Il Guardianracconta che diverse persone del campo sono morte per un’epidemia di epatite, e che alcune immagini satellitari mostrano che nel campo sono state scavate decine di tombe per seppellire i morti. Non è chiaro se la decisione del governo giordano di usare le gru migliorerà la situazione a breve termine: il governo giordano non ha fornito una data precisa per l’inizio del suo piano, e diverse ONG hanno detto al Guardian che a loro non risulta nulla di ufficiale.
232424_grave_site_in_rukban_displacment_campUn’immagine satellitare ottenuta dagli attivisti del Tribal Council of Palmyra and Badia, e diffusa tramite Amnesty International
Nei primi anni della guerra in Siria centinaia di migliaia di persone sono riuscite a trovare asilo nei paesi confinanti: circa 2,5 milioni di siriani sono scappati in Turchia (e di lì in molti sono partiti per l’Europa), 1,2 milioni in Libano e più di 600mila in Giordania. Per quelli che hanno deciso di partire solamente alcuni anni più tardi, la situazione è molto difficile a causa del sostanziale blocco del flusso verso l’Europa e dalla chiusura delle frontiere di alcuni paesi vicini alla Siria.
                       
(Il Post)

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